Afghanistan, Intercontinental hotel. La sfida talebana nel cuore di Kabul

ROMA, 29 GIU – Un attacco al cuore di Kabul. Una sanguinosa e dura battaglia nell'albergo piu' protetto della capitale afghana. Ma soprattutto una rilancio forte nel braccio di ferro infinito nella lotta di potere in Afghanistan.

I talebani hanno lanciato un messaggio chiaro questa notte. Dal punto di vista militare e da quello politico. Un messaggio che ha molti destinatari. Il presidente Hamid Karzai per spiegargli di non cullare troppe illusioni sulla possibilita' di gestire il Paese senza un accordo di qualche tipo con i talebani. Il presidente americano Barack Obama per chiarirgli che il ritiro dei soldati americani non puo' essere considerata una vittoria visto che militarmente i talebani sono in grado di arrivare nel centro della capitale e mettere in scacco le forze di sicurezza locali. La comunita' internazionale, infine, per confermare che il passaggio della sicurezza agli afghani e', nell'ottica talebana, una illusione senza alcuna aderenza alla realta'.

I talebani non vogliono fermare il ritiro internazionale. Anzi, vogliono che i soldati stranieri se ne vadano il prima possibile. Ma non vogliono che questo passaggio sia interpretato come una vittoria occidentale.

La sfida lanciata dai talebani e' senza precedenti e ha anche il sapore della beffa. L' hotel attaccato doveva ospitare domani una riunione sul passaggio della responsabilita' della sicurezza dalle forze internazionali a quelle afghane. Il messaggio non poteva essere piu' chiaro.

Da domani, invece, tutti i dubbi avanzati negli ultimi mesi sull'opportunita' di questo passaggio torneranno rafforzati. L'uccisione di Osama bin Laden da parte delle forze americane ha fatto ritenere che gli obiettivi principali della guerra iniziata ormai dieci anni fa fossero in gran parte stati raggiunti. Se tra questi obiettivi c'e' anche la stabilizzazione del Paese, si puo' tranquillamente ribadire che non e' cosi'. In questo frangente prevale la stanchezza da parte occidentale, la voglia di tornare a casa, la difficolta' nel continuare a capire una guerra che dura da troppo tempo, le difficolta' economiche degli Stati Uniti, l'intenzione di Obama di concentrarsi sui problemi economici interni.

Un altro elemento sul quale riflettere e' la preparazione militare dimostrata dal gruppo di fuoco talebano, con un coordinamento che denota un addestramento professionale: un commando kamikaze disposto a tutto, ma lucido nelle sue azioni e che ricorda da vicino l'azione contro l'hotel Taj Mahal di Mumbai, con molti stranieri presi in trappola all'inizio della notte.

Le forze afghane non hanno ufficialmente chiesto aiuto alle forze internazionali, ma soldati americani sono subito intervenuti in appoggio anche se la conduzione dell' azione e' rimasta in mano alle forze di sicurezza locali. La decisione del ritiro occidentale da Kabul e' ormai presa e sara' inevitabilmente portata avanti. Ma l'Afghanistan di domani somiglia sempre di piu' a quello di ieri.

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