Aids: le cure all’estero sono un’utopia, discriminazioni in 60 paesi

Pubblicato il 2 Luglio 2010 - 16:19 OLTRE 6 MESI FA

”L’idea che milioni di persone” affette da Aids ”si spostino per sfruttare un sistema di assistenza sanitaria di un altro Paese è un mito non supportato dalla realtà”, tanto che ancora ci sono discriminazioni in oltre 60 Paesi.

E’ quanto emerge nella guida ai viaggi per persone sieropositive 2010, della quale la Lega italiana per la lotta contro l’Aids (Lila) ha curato l’edizione italiana. Le norme di ingresso e di permanenza per le persone sieropositive in 192 Paesi nel mondo, relative sia a soggiorni turistici che a soggiorni prolungati per studio o lavoro, sono tutte illustrate nella versione aggiornata della guida, prodotta annualmente dalla Deutsche Aids Hilfe.

In oltre 60 Paesi vigono ancora leggi che impediscono o limitano l’ingresso e la permanenza alle persone affette da Hiv, nonostante l’abrogazione del divieto per i malati di Aids di entrare negli Stati Uniti, e il recente annuncio della Cina di voler modificare la propria legislazione.

Per questo, a 16 di questi Paesi, che fanno parte della Regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità, il Forum europeo della società civile sull’Hiv/Aids ha appena inviato una lettera per invitarli a riconsiderare le loro normative.

Il gesto precede la XVIII conferenza della Società Internazionale sull’Aids (Ias), in programma in luglio a Vienna, perchè, si legge nell’introduzione, ”le restrizioni di viaggio non impediscono alle persone sieropositive di muoversi per diletto o per bisogno, ma le obbligano solo a nascondere il loro status, a evitare test Hiv e servizi di assistenza sanitaria”.