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Alessandro De Ponti, attivista italiano ferito al confine Siria-Iraq. Ora è in stato di fermo

di Emiliano Condò |4 Luglio 2015 19:11

Alessandro De Ponti, attivista italiano, ferito al confine Siria-Iraq

ROMA –  L’attivista italiano filocurdo Alessandro De Ponti è in stato di fermo a Erbil, città al confine tra Siria e Kurdistan iracheno, e le autorità curde stanno procedendo agli accertamenti del caso. Lo ha confermato all’Ansa il capo dell’Unità di crisi della Farnesina Claudio Taffuri precisando che le sue condizioni di salute – ha una leggera ferita alla spalla – non destano preoccupazione.

L’ambasciata d’Italia a Baghdad e il console a Erbil sono in contatto con le autorità locali e seguono da vicino la situazione di De Ponti che è entrato nel Kurdistan iracheno dalla Siria senza documenti. L’attivista si trova in un edificio istituzionale e gli vengono forniti tutti i comfort. E’ stato anche visitato da un medico.  Il giovane attivista, dopo essere stato ferito, questa mattina era stato ricoverato in ospedale a Erbil.

De Ponti sarebbe stato fermato insieme a tre ragazzi stranieri mentre tentava di entrare illegalmente in Iraq. Il ragazzo è originario di Treviglio in provincia di Bergamo. Questa mattina, della vicenda, l’Eco di Bergamo scriveva:

“De Ponti, che fa parte del collettivo «Tanaliberatutti» di Treviglio, è partito ad aprile per la Tunisia ma nemmeno i familiari, che sono a stretto contatto con la Farnesina, hanno saputo dire se fosse partito con altri italiani né se fosse in contatto con qualche associazione o Ong. È stato bloccato dagli uomini del Pdk, il Partito democratico del Kurdistan, mentre cercava di entrare in Iraq senza documenti ed è rimasto ferito a un braccio probabilmente colpito da un’arma da fuoco”.

“Alessandro è un ragazzo non sprovveduto, che conosce molto bene la situazione geopolitica di quella zona. In Kurdistan ci è andato come cooperante, perché ha a cuore quel paese”. Alcuni amici interpellati dall’Ansa descrivono così De Ponti.”Non lo vediamo dallo scorso aprile, quando ha lasciato il suo lavoro di casaro per il viaggio in Kurdistan”. Alessandro viene descritto come un “giovane riservato, di poche parole”.

Gli amici sottolineano ancora: “Ci dispiace che qualcuno pensi che sia uno sprovveduto: era ben consapevole di come muoversi, avendo molto a cuore la sua missione di cooperante”.

 

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