Alexey Navalny dimesso dall'ospedale di Berlino Alexey Navalny dimesso dall'ospedale di Berlino

Alexey Navalny dimesso dall’ospedale di Berlino

L’oppositore russo Alexey Navalny è stato dimesso dall’ospedale la Charité di Berlino, dove era stato ricoverato dopo il presunto avvelenamento da Novichok a Tomsk, in Siberia

Il leader dell’opposizione russa Alexey Navalny è stato dimesso dall’ospedale la Charité di Berlino, dove era stato ricoverato dopo il presunto avvelenamento a Tomsk. Secondo i medici, una completa guarigione è ‘possibile’. 

Dopo 32 giorni di ricovero, 24 dei quali trascorsi in terapia intensiva, le condizioni del dissidente russo “sono migliorate al punto che il trattamento medico può essere terminato” e il paziente è stato dimesso martedì 22 settembre dall’ospedale della capitale, si legge nel comunicato.

“Alla luce del decorso finora osservato e delle attuali condizioni, i medici ritengono possibile una guarigione piena”, si legge ancora.

“Eventuali conseguenze dal grave avvelenamento nel lungo periodo potranno essere valutate soltanto nel corso del tempo”, aggiunge la nota.

Navalny era stato ricoverato allo Charitè di Berlino il 22 agosto, dove era stato trasferito dalla Russia per volere di sua moglie. In Germania è stato riscontrato un avvelenamento da Novichok, confermato successivamente dai laboratori di Svezia e Francia.

Le Monde: “Per Putin può essersi avvelenato da solo”

Nell’ultimo colloquio telefonico con il presidente francese, Emmanuel Macron, il 14 settembre scorso, il presidente russo, Vladimir Putin, avrebbe sollevato l’ipotesi che Alexei Navalny “possa aver ingerito il veleno da solo”, per motivi non precisati, e che il Novitchock sia una “sostanza meno complessa di quanto si creda”. E’ quanto si legge in un articolo pubblicato dal giornale Le Monde e intitolato ‘Tra Macron e Putin un dialogo tra sordi’.

Nel colloquio, Putin avrebbe parlato “di Alexey Navalny in termini dispregiativi, considerandolo un semplice agitatore sul web che avrebbe simulato malori in passato”.

Sempre secondo Le Monde, Putin avrebbe inoltre evocato la possibilità di “esplorare altre piste, come una che conduce in Lettonia, perché l’inventore del Novitcok sarebbe residente lì”.

Da parte sua Macron ha “immediatamente respinto la pista lettone o l’ipotesi di un’auto-somministrazione del veleno”.

Per Le Monde, “i dinieghi del presidente russo nel caso Navalny rivelano la sterilità degli scambi tra Parigi e Mosca”.

Navalny ironizza: “Io avvelenato da solo? Putin la sa lunga”

“Preparare in cucina il Novichok, berne un sorso in aereo, cadere in coma, finire all’obitorio di Tomsk, dove la causa della morte sarebbe stata ‘ha vissuto abbastanza’. Questo era il mio furbissimo piano. Ma Putin ha avuto il sopravvento. Lui la sa lunga. Risultato: io da fesso ho passato 18 giorni in coma senza ottenere ciò che volevo. La provocazione non è riuscita!”.

Così in un post su Instagram Alexey Navalny ha commentato, con ironia, le parole che Vladimir Putin avrebbe detto a Emmanuel Macron nella telefonata del 14 settembre.

Sempre su Instagram l’avvocato russo ha ironizzato: “Il giorno è arrivato, evviva! I medici hanno deciso che l’ulteriore recupero non richiede un trattamento ospedaliero, ma una normalizzazione della vita. Camminare, passare del tempo con la famiglia, la routine dei movimenti quotidiani. E ora, opplà, sto già arrancando per il parco in pantaloni di tre taglie più grandi”.

“Per la prima volta sono stato portato davanti a uno specchio, dopo 24 giorni in terapia intensiva (di cui 16 in coma). E dallo specchio mi ha guardato un personaggio del film ‘Il Signore degli anelli’. E credetemi, non era un elfo”, ha aggiunto Navalny, che ha ringraziato “tutto il team di medici della clinica Charité” e “il professor Eckard personalmente”.  

Il Cremlino smentisce la ricostruzione di Le Monde

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha smentito il resoconto di Le Monde. Nel corso della conversazione telefonica fra Vladimir Putin ed Emmanuel Macron i due presidenti “hanno effettivamente parlato” del caso di Alexey Navalny ma il quotidiano Le Monde non ha fornito un resoconto esatto di quelle parole, ha detto Peskov, citato da Interfax.

“E ad essere onesti, non poteva essere esatto, perché questo significherebbe che i nostri partner francesi hanno deliberatamente passato ai media il nastro della conversazione dei due presidenti e questo non è conforme alla prassi diplomatica. E siamo convinti che non sia così”, ha sottolineato Peskov.

Peskov ha poi detto che “se Alexey Navalny vuole tornare in Russia è libero di farlo, come ogni cittadino russo.

Governo tedesco: “Non sappiamo dove ora si trovi Navalny”

Il governo tedesco si dice “molto sollevato che le condizioni di salute del signor Navalny siano migliorate al punto da permettergli di lasciare la stazione di lungodegenza” presso l’ospedale Charitè di Berlino ma non è al corrente di dove si trovi al momento l’oppositore russo. Lo ha riferito il portavoce del governo, Steffen Seibert, in conferenza stampa.

“Per questo e per conoscere i suoi piani dovete rivolgervi al suo team”, ha proseguito il portavoce di Angela Merkel. Circa la questione della protezione dell’oppositore in Germania, bisogna fare domande alla polizia, ha poi spiegato Seibert. (Fonti: Ansa, Agi, Afp)

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