L’alfabeto inventato 4mila anni fa in Egitto da minatori illetterati? La tesi dell’egittologo Orly Goldwasser

L’alfabeto sarebbe stato inventato 4.000 anni fa nell’antico Egitto da minatori cananei illetterati che trasformarono gli elaborati geroglifici in lettere di base.

Nel 2006, l’egittologo Orly Goldwasser aveva sostenuto che i simboli presenti sui manufatti di un tempio nel Sinai sono prototipi delle lettere che usiamo attualmente per leggere e scrivere.

Sebbene si credesse che il primo alfabeto fosse stato sviluppato dall’élite altamente istruita, Goldwasser riteneva che fosse vero l’esatto contrario.

I minatori che arrivavano dal Canaan, ispirati dai geroglifici elaborarono le lettere per la loro lingua semitica sulla base delle forme dei glifi egizi.

La storia dell’alfabeto e le incisioni scoperte in Egitto

L’Alfabeto proto-sinaitico, a volte anche denominato Alfabeto protocananeo, si sviluppò in caratteri antichi sudarabici e fenici, da cui derivarono gli alfabeti greco e latino.

Le incisioni del primo alfabeto furono portate alla luce nel 1905 dagli egittologi Flinders e Hilda Petrie, una coppia britannica.

Avevano scavato un sito sull’altopiano di Serabit el-Khadim, nella penisola del Sinai sud-occidentale, in cui era presente una miniera di turchese, un campo minerario e un tempio dedicato ad Hathor.

Hathor nell’antica religione egizia era una divinità del cielo, la “dea dell’amore”, la patrona del corpo dei morti, suo possesso in quanto partoriti da lei stessa ma era anche associata al turchese, sia come colore che come minerale.

Il lavoro nelle miniere – con offerte ad Hator – avrebbe fornito agli egiziani una scorta della gemma, che consideravano simbolo di rinascita e, di conseguenza, il colore era usato per tinteggiare le pareti di molte tombe importanti.

I minatori che arrivavano dalla vicina terra di Canaan erano tra gli operai i cui nomi e lavori erano iscritti, in geroglifici, su gigantesche lastre verticali che fiancheggiavano il sentiero che portava al tempio.

Accanto ai geroglifici, tuttavia, i Petrie scoprirono altri simboli sconosciuti che somigliavano ai glifi egizi ed erano scolpiti sulle pareti della miniera di turchese, così come sui muri di edifici e piccole statue.

La coppia di archeologi tra i vari manufatti, portò a Londra una piccola sfinge di arenaria rossastra che attualmente si trova al British Museum.

Dieci anni dopo, l’egittologo e linguista britannico Alan Gardiner riuscì a decifrare la scrittura sul lato della sfinge, traducendola nel significato di “Amata di Ba’alat”, un riferimento a una dea cananea. La piccola sfinge su cui è incisa la prima lettera “vale tutto l’oro dell’Egitto”, ha detto Goldwasser allo Smithsonian Magazine.

“Ogni parola che oggi leggiamo e scriviamo è iniziata da lì”, ha aggiunto. Secondo Goldwasser, i minatori cananei furono probabilmente ispirati a creare il proprio alfabeto scritto dopo aver visto i glifi che gli egizi usavano per dedicare delle offerte a Hathor, fatte nella speranza di avere abbondante rendimento dalla miniera.

“Le miniere erano buie e molto strette. Una situazione sgradevole. Per uscirne bene pregavano molto”, ha detto a The World. “Si trovavano in un posto con migliaia di bellissimi geroglifici e i minatori volevano scrivere il loro nome e quelli dei loro dei”.

Ma non erano in grado di leggere correttamente i geroglifici – o parlare copto, la lingua parlata dagli antichi egizi – hanno preso in prestito degli elementi per scrivere in modo nuovo la propria lingua. Il pittogramma che rappresenta una casa, che si dice bēt in semitico, derivato dal segno geroglifico per la stessa parola, fu usato per trascrivere il fonema /b/.

Questo nome è rimasto per designare la lettera stessa nell’alfabeto ebraico, ed era talmente ben ancorato che venne trasmesso ai greci (La lettera β si pronuncia βῆτα “beta”, col suffisso -a). Secondo l’ex presidente della Società francese di egittologia, Pierre Tallet, la teoria secondo cui l’alfabeto ha le sue origini nei minatori illetterati anziché nell’élite istruita, ha perfettamente senso.

“È chiaro che chiunque abbia scritto queste iscrizioni nel Sinai non conosceva i geroglifici”, ha detto allo Smithsonian Magazine.

“Le parole che hanno scritto sono in una lingua semitica, quindi dovevano essere cananei, e si legge attraverso le testimonianze scritte dagli egizi nel tempio”. Altri esperti, invece, hanno espresso dei dubbi, come, ad esempio lo studioso di lingua ebraica Christopher Rollston della George Washington University, negli Stati Uniti.

“E’ improbabile che dei minatori analfabeti siano stati in grado di inventare l’alfabeto”, ha detto allo Smithsonian Magazine, aggiungendo di ritenere che gli autori dovessero conoscere i geroglifici. (Fonte: Daily Mail)

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