ALGERI – Accerchiato un sito con ostaggi all’interno del campo petrolifero di In Amenas dove, da mercoledì gruppi jihadisti tengono sotto sequestro alcuni tecnici. Secondo l’agenzia ufficiale algerina Aps, le unità speciali dell’esercito hanno circondato una costruzione all’interno della quale si troverebbero terroristi e un numero imprecisato di ostaggi. Il punto esatto si troverebbe all’interno dell’impianto di trattamento del gas di Tiguentorine.
Giovedì un altro blitz delle forze algerine per liberare gli ostaggi ha portato ad un bagno di sangue nel quale hanno perso la vita almeno trenta occidentali. Resta da chiarire se il blitz delle forze algerine sia stato il frutto di una decisione del governo algerino presa in modo autonomo, nonostante il fatto che la legge non scritta della diplomazia imporrebbe di avvertire i Paesi coinvolti, quelli cioè di cui sono originari gli ostaggi.
Ieri sera il ministro della Comunicazione algerino ha solo ammesso che, nonostante tutte le misure per evitare perdite umane, ci sono state delle vittime. Gli Stati Uniti hanno reso noto che Washington non era stata informata dall’Algeria dell’intenzione di sferrare un attacco per liberare gli ostaggi in mano ai terroristi. Il Wall Street Journal sottolinea come l’amministrazione Obama aveva invitato le autorità algerine alla cautela, mettendole in guardia dall’adottare la ‘mano pesante’.
Ma dalle reazioni ufficiali – l’irritazione del premier britannico Cameron, le forti preoccupazioni della Casa Bianca, i motivati timori di Hollande – questa comunicazione non c’è stata o almeno non c’è stata rispetto alla portata reale dell’azione algerina.