Algeria come Tunisia ed Egitto? Sedici persone si sono date fuoco nelle ultime settimane

ALGERI – ”Volevo morire e voglio ancora morire. Troppe ingiustizie, troppa sofferenza, troppa miseria. Non avevo altra scelta. Non sono pazzo volevo sacrificarmi”. Si ripetono pressoché identici sui quotidiani algerini i racconti di chi è  sopravvissuto alle fiamme e porta sul suo corpo i segni di quel gesto estremo.

Almeno 16 persone si sono date fuoco in Algeria nelle ultime settimane, tre oggi 30 gennaio. Tre, una oggi, sono morte in seguito alle ustioni riportate. Intanto, con gli occhi ormai puntati verso l’Egitto, l’opposizione tenta di raccogliere il testimone delle proteste che ad inizio gennaio hanno attraversato anche l’Algeria, facendo cinque morti e 800 feriti.

Quasi non passa giorno senza che qualcuno segua l’esempio di Mohammed Bouazizi, il giovane ambulante abusivo che il 17 dicembre si è dato fuoco a Sidi Bouzid, in Tunisia, dando il via alla sanguinosa rivoluzione che in un mese e’ riuscita a rovesciare il presidente Ben Ali. Malki Lakhdari si è cosparso di benzina davanti alla sede della banca BDL in cui lavorava, a Staoueli, alle porte di Algeri. L’uomo, ha detto all’ANSA la Lega algerina per i diritti umani (LADDH), ”ha cosparso di benzina anche sua figlia, portatrice di handicap, ma e’ stato bloccato in tempo dai colleghi che hanno dato vita ad uno sciopero in segno di solidarieta”’.

Lakhdari, 40 anni, lavorava da anni come agente di sicurezza nella banca ”ma ha un contratto temporaneo e con il suo gesto ha voluto protestare contro le sue difficili condizioni di vita”. Come lui, spinto da miseria e disperazione, un altro giovane di 26 anni si e’ appiccato le fiamme a Bordj Bou Arreridj, ed e’ deceduto poche ore dopo. Era disoccupato e costretto a vivere ancora in famiglia insieme ad altri sei fratelli. Intanto, nonostante il no ribadito oggi dal ministro dell’interno Daho Ould Kablia a ”qualsiasi marcia ad Algeri”, il neonato ”coordinamento nazionale per il cambiamento e la democrazia” ha confermato che manifestera’ il 12 febbraio. Sindacati autonomi, associazioni, tra cui la Lega dei diritti umani, e partiti d’opposizione, come il Raggruppamento per la cultura e la democrazia (RCD), scenderanno in strada per reclamare ”la fine di questo regime e la revoca dello Stato d’emergenza”. Ieri, ”migliaia di persone hanno già manifestato pacificamente a Bejaia”, in Cabilia, ha detto all’ANSA, il leader dell’RCD, Said Sadi, annunciando che ”il prossimo appuntamento popolare” sara’ nella capitale.

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