Amazzonia, al via la diga più contestata al mondo

SAN PAOLO – La diga più contestata al mondo sta per prendere il via. Con la licenza ambientale concessa oggi dall'Ibama, l'istituto di protezione ambientale brasiliano, potranno cominciare da subito i lavori di costruzione della megacentrale elettrica di Belo Monte, nel cuore dell'Amazzonia brasiliana. Gli stessi esperti ambientali dell'Ibama, dopo uno studio approfondito, avevano dato parere contrario alla diga, che mette a repentaglio la vita lungo il corso del Rio Xingù, uno dei maggiori affluenti del Rio delle Amazzoni e uno dei meno inquinati, allagando migliaia di ettari di parco nazionale e di riserve indigene.

Perdipiu', sottolineava il rapporto dei tecnici, la centrale potrebbe funzionare a pieno ritmo solo per 4 mesi all'anno, nelle piene del bacino amazzonico. Ma la pressione politica e' stata troppo forte e il vertice dell'Ibama ha finito per piegarsi alle esigenze del governo di Brasilia, l'unico a volere in modo inflessibile quella che ambientalisti e ong di diritti umani definiscono ''un'aberrazione senza senso''.

A contestare la diga non sono solo le ong, ecologisti e personalita' note per il loro impegno ambientale, come James Cameron, regista di 'Avatar', e l'attrice Darryl Hannah. Una commissione di studio dell'Organizzazione degli Stati Americani ha chiesto che il Brasile sospenda e riveda completamente il progetto. Il pubblico ministero di Altamira, la città più vicina, che sarà in parte inondata dal bacino, ha presentato numerosi esposti, accusando il governo di attentato ai diritti umani delle popolazioni rivierasche e degli indigeni della zona. Persino numerose imprese che facevano parte del consorzio vincitore dell'appalto si sono poi ritirate e altre hanno contestato la fattibilita' e la redditività del progetto.

Nessuna grande impresa di lavori pubblici internazionale ha voluto entrare nel consorzio, e per riuscire a mettere insieme un consorzio in grado di portare a termine il faraonico progetto, l'ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha dovuto usare tutto il suo potere per inserirvi d'ufficio la Vale, maggior impresa privata brasiliana e seconda impresa mineraria al mondo, nonostante l'opposizione del presidente dell'azienda e del consiglio d'amministrazione. Secondo Lula e l'attuale governo della presidente Dilma Rousseff, Belo Monte sara' imprescindibile per assicurare energia sufficiente per il boom economico del Brasile nel prossimo decennio. Ambientalisti e tecnici dell'energia ribattono che i 30 miliardi di real (circa 13 miliardi di euro) che rischia di costare la diga garantirebbero al Brasile, se investiti in modo piu' lungimirante, l'avanguardia nelle energie alternative e rinnovabili. Da parte loro, le imprese coinvolte temono che ci vorranno decenni per rientrare degli investimenti. Il via libera dell'Ibama non e' comunque la fine della lotta contro Belo Monte. Varie tribu' delle riserve che saranno in parte sommerse sono gia' sul piede di guerra e minacciano invasioni e azioni di disturbo, mentre le ong ambientali brasiliane annunciano una sfilza di cause legali e di appelli internazionali..

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