ROMA – American Apparel a Dov Charney: “Dimettiti o sei licenziato”. Tutte le accuse. Passati i 30 giorni canonici per risolvere le controversie contrattuali, il board di American Apparel ha messo il suo fondatore Dov Charney di fronte a un’alternativa secca: o ti dimetti o ti licenziamo. Un ultimatum dopo 10 ore di riunione in cui l’eccentrico Dov non ha mai dato segno di rassegnarsi (e infatti l’avvocato annuncia battaglia). Le rivelazioni sul dimissionamento coatto di Charney non avevano fatto chiarezza sulla generica accusa di “misconduct” (cattiva condotta).
Prima Reuters e poi il Wall Street Journal hanno adesso circostanziato le accuse sul suo conto: avrebbe prenotato biglietti aerei per suoi familiari coi soldi della compagnia, soggiornato in appartamenti della società senza che avesse necessità lavorative, avrebbe consentito la pubblicazione di foto in cui una sua ex dipendente che l’ha citato in giudizio posa nuda, avrebbe mentito durante una deposizione giurata.
Per liberarsi di lui, American Apparel ha proposto a Dov Charney un contratto di consulenza da un milione di dollari l’anno per quattro anni e una buonuscita milionaria. Charvey, titolare del 27% delle azioni di American Apparel non ha nessuna intenzione di vendere. Dalla sua ha investitori importanti che in caso di cambio in corsa di Ceo possono ritenersi sollevati dall’impegno e, per esempio Lion Capital LLP, può chiedere indietro i prestiti sottoscritti. L’uscita di Charney, legata soprattutto alla sua disinvoltura nell’approcciare il sesso, tra accuse di molestie e di utilizzarlo come veicolo privilegiato di informazione pubblicitaria, passa per i debiti. La sfida del board è trovare chi se li accolli (Peter J. Solomon Co?) pur di vedere un ceo della società girare in mutande tra gli uffici.