Era “il prete del caso Moro”, ora è nunzio apostolico in Gran Bretagna

Pubblicato il 18 Dicembre 2010 - 18:48 OLTRE 6 MESI FA

Ora tra i suoi compiti ci sarà quello di rinsaldare i rapporti con la Chiesa anglicana, smussando eventuali attriti per le ”conversioni” di vescovi e fedeli al cattolicesimo. Ma nel passato di monsignor Antonello Mennini, che il Papa ha nominato oggi nunzio apostolico in Gran Bretagna, c’è anche un ruolo nel caso Moro, come latore di lettere del prigioniero delle Br alla famiglia.

L’arcivescovo Mennini, nato a Roma il 2 settembre di 63 anni fa, figlio del direttore generale dello Ior ai tempi di Marcinkus, ha prestato la propria opera nel servizio diplomatico vaticano in Uganda e Turchia, per diventare nel 2000 nunzio apostolico in Bulgaria e nel 2002 rappresentante della Santa Sede presso la Federazione russa.

Ma nel 1978 era semplice vice parroco della chiesa di Santa Lucia, nel quartiere Trionfale di Roma, e come tale era amico e confessore dell’allora presidente della Dc. Dopo la strage di Via Fani e il rapimento di Moro del 16 marzo 1978, durante la prigionia che si concluse con ”l’esecuzione” del 9 maggio da parte delle Br, don Mennini diventò referente dei postini delle Brigate Rosse, Valerio Morucci e Adriana Faranda, per la consegna delle lettere scritte dal presidente della Dc nella ”prigione del popolo”. Il nome di ”don Antonello” peraltro compare nella relazione parlamentare della commissione d’inchiesta sul caso Moro.

Nel 2008, nel trentennale della vicenda Moro, il nome di don Antonello, passato nel frattempo a incarichi diplomatici sempre più prestigiosi, è stato citato anche da esponenti politici nel rievocare le varie fasi del sequestro.

Tra le testimonianze più significative quella di Francesco Cossiga, ministro dell’Interno nel 1978, che ha raccontato: ”Don Antonello Mennini raggiunse Aldo Moro nel covo delle Brigate Rosse e noi invece non lo scoprimmo. Avevamo messo sotto controllo telefonico e sotto pedinamento tutta la famiglia e tutti i collaboratori. Ci scappò, don Mennini”.

E ancora: ”ho sempre creduto che don Antonello, allora suo confessore e attualmente nunzio apostolico in Russia, abbia incontrato Moro prigioniero delle Br per raccogliere la sua confessione prima dell’esecuzione dopo la condanna a morte. Come ministro dell’Interno allora mi sentii giocato. Mennini ci scappò. Seguendolo avremmo potuto trovare Moro. Ma ancora oggi il Vaticano è riuscito a fare in modo che Mennini non potesse essere interrogato mai da polizia e carabinieri”.

Anche nei giorni scorsi, il settimanale britannico “Tablet”, anticipandone la nomina ad ambasciatore del Papa a Londra, ha scritto che Mennini ”è conosciuto in Italia come il prete che ha ascoltato l’ultima confessione di Aldo Moro”.

In qualità di fine diplomatico, il compito che lo attende Oltremanica è di particolare importanza per il Vaticano, in vista delle possibili tensioni con gli anglicani per il rientro nella Chiesa di Roma di gruppi di vescovi e fedeli e l’imminente creazione dello speciale Ordinariato voluto da Benedetto XVI con la costituzione “Anglicanorum coetibus”.

Su tali possibili attriti ha messo in guardia anche l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Francis Campbell, in cablogrammi rivelati recentemente da Wikileaks.