ROMA – Antonio Socci: il giallo del Conclave nel libro “censurato” su Papa Francesco. “Non è Francesco”, l’ultimo libro di Antonio Socci dedicato a Papa Bergoglio sta diventando un caso. Va detto che in libreria va forte, va precisato che le Edizioni Paoline l’hanno tolto dagli scaffali della loro importante e ramificata rete di distribuzione. Lo stesso Socci invita a non parlare di censura ma contesta con veemenza il giudizio di Suor Beatrice Salvioni (portavoce della casa editrice) che lo liquida come “integralista”, “non utile al dialogo”.
Socci, sulle colonne di Libero, giustifica la sua amarezza nel contesto più ampio della critica a una Chiesa “relativista” (vizio grave imputabile al nuovo Papa) che ascolta tutti, atei, islamici, gay, ma che resta sorda alle preoccupazioni e alle istanze dei cattolici” veri. C’è posto, dice Socci, per il gesuita misticheggiante indiano Anthony Di Mello che risolve il problema di Dio in un “puro nulla” ma non per lui. Nel libro occupa un peso rilevante la ripresa dello scoop della giornalista argentina Elisabetta Piqué su quella che Socci considera una grave irregolarità procedurale nell’elezione di Bergoglio al Conclave.
Dopo la votazione e prima della lettura dei foglietti, il cardinale scrutatore, che per prima cosa mescola i foglietti deposti nell’urna, si accorge che ce n’è uno in più: sono 116 e non 115 come dovrebbero essere. Sembra che, per errore, un porporato abbia deposto due foglietti nell’urna: uno con il nome del suo prescelto e uno in bianco, che era rimasto attaccato al primo. Cose che succedono. Niente da fare, questa votazione viene subito annullata, i foglietti verranno bruciati più tardi senza essere stati visti, e si procede a una sesta votazione. (Antonio Socci, Libero Quotidiano)
Secondo Socci quella votazione non era valida dunque “l’elezione di Bergoglio è nulla”: adduce a suffragio della sua tesi l’articolo 69 della Costituzione apostolica. Si riferisce proprio al problema della doppia scheda: se è indicato un solo nome vale quello, se sono due si annulla. In più, un altro articolo impone 4 votazioni al massimo nella stessa giornata. La lettura fiscale e burocratica dei regolamenti è, invece, secondo Il Foglio, che pure da ampio spazio agli anti-relativisti e aveva eletto Ratzinger a suo beniamino, la prova che Socci sbaglia su tutta la linea.
Maurizio Crippa ha liquidato, con dispiacere, “Non è Francesco” come “ciarpame senza pudore” (citando Veronica Lario). A parte che in un altro articolo si dispone una immediata nuova votazione in caso di doppia scheda, ma, osserva Crippa, Socci si attacca al regolamento per ribadire le sue tesi “sedevacantiste”. Cioè, stante anche la compresenza del papa emerito Benedetto XVI (secondo Socci non se ne è mai andato), Bergoglio non è il vero Papa.
E’ davvero difficile accettare la sua pretestuosa pretesa che un cavillo possa essere inteso come provvidenziale, se serve a fare fuori un Papa che non gli piace. Ne fosse stato eletto uno che gli andava a genio, siamo sicuri che quel cavillo provvidenziale avrebbe dormito sonni tranquilli. Avessero eletto un suo preferito, uno dei cardinali tutti controcazzi e dottrina, avrebbe dormito sonni tranquilli. (Maurizio Crippa, Il Foglio)
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