WASHINGTON – Apple, il dipartimento della giustizia americano chiede alla azienda di Cupertino di piegarsi e dare all’Fbi ai codici e la tecnologia necessaria per accedere ai dati dell’iPhone di uno dei due terroristi dell‘attentato compiuto a San Bernardino, in California, lo scorso dicembre e costato la vita a 14 persone.
L’Amministrazione americana ha presentato un’istanza nella quale chiede l’intervento della magistratura, perché ordini alla casa di Cupertino di fornire la tecnologia necessaria per sbloccare l‘iPhone di uno dei killer di San Bernardino. E dalla South Carolina arriva anche l’appello di Donald Trump agli elettori: “Boicottiamo la Apple finché non renderà accessibile quel telefono agli investigatori federali”.
Un’asse inedito Obama-Trump, dunque, che aumenta la pressione sul numero uno della casa di Cupertino, Tim Cook, finora irremovibile nel suo rifiuto. Trump del resto lo aveva già criticato duramente nei giorni scorsi dicendo: “Ma chi si credono di essere?”.
Intanto, in seguito all’istanza dell’amministrazione, l’udienza è stata fissata per il prossimo 22 marzo in una corte federale della California.
“Il rifiuto della Apple di aiutare l’Fbi – scrivono i tecnici del ministro della giustizia Loretta Lynch – sembra dettato più da preoccupazioni legate al modello di business e alla strategia di marketing che a motivazioni legali”. Per questo il gruppo guidato da Tim Cook è chiamato dal governo a riconsiderare il rifiuto avanzato nei giorni scorsi.
Il braccio di ferro, dunque, continua. E il governo federale sembra deciso ad andare fino in fondo, nonostante la Apple abbia incassato la solidarietà e il sostegno di gran parte della Silicon Valley, a partire da Google.
In gioco il delicatissimo equilibrio tra il diritto alla privacy e la sicurezza nazionale. Un dibattito nel quale è intervenuto anche il New York Times che con un editoriale si è schierato a favore della casa di Cupertino.
Per il quotidiano sono “comprensibili” le richieste degli investigatori federali e del governo. Ma Apple – si legge – sta facendo “la cosa giusta”, perché è la stessa Costituzione americana – si sottolinea – che limita la raccolta di prove. E – ammonisce il Nyt – se Cook dovesse cedere sul caso che riguarda Syed Rizwan Farook (il killer che insieme alla moglie uccise 14 persone a San Bernardino) ci sarebbe un “effetto che va al di là dello sblocco di un singolo iPhone”. Molti altri tribunali potrebbero infatti usare il software per decodificare gli iPhone in altre indagini o ordinare di creare nuove tecnologie per soddisfare nuove esigenze investigative. Insomma, una spirale senza fine. Un colpo mortale alla privacy.
Ma per l’amministrazione Obama la lotta al terrorismo giustifica la richiesta. “Invece di aiutare gli sforzi compiuti per fare piena luce su un attacco terroristico, obbedendo all’ordine della corte del 16 febbraio – si legge ancora nell’istanza del Dipartimento di giustizia – Apple ha risposto ripudiando pubblicamente quell’ordine”. Toni duri, per replicare alla lettera in cui giorni fa Cook accusava il dipartimento di “un attacco spaventoso alla privacy e alla sicurezza di internet”.