Arabia Saudita: in carcere per aver guidato, costretta a ritrattare per tornare libera

ROMA – Manal Al Sharif, la mamma saudita che era stata arrestata il 21 maggio scorso per essersi fatta riprendere al volante della sua auto e aver sfidato pubblicamente il regime sul divieto di guida per le donne, è stata rilasciata ieri, 31 maggio, dalla polizia di Alkhobar, la città dove vive.

Ha tuttavia dovuto pagare un prezzo alto: infatti – secondo quanto riferisce Arab News – Manal ha promesso che non parteciperà alla manifestazione delle donne saudite al volante, indetta da lei stessa per il prossimo 17 giugno, ed ha chiesto ufficialmente scusa per aver infranto la legge. Manal ha ritrattato in una lettera scritta a re Abdullah, Custode delle due Sacre Moschee.

Con un comunicato pubblicato sul giornale arabo ‘al-Hayat’, la Sharif spiega di “non essere altro che una donna musulmana e saudita impegnata nell’accontentare il suo Signore e ascoltare il proprio paese”. “Continuerò a fare solo questo – aggiunge – e chiedo ad Allah di permettermi di seguire saldamente la strada del Corano, della Sunna e del monoteismo”.

Il caso di Manal e, insieme a lei, la vicenda di un gruppo di donne saudite decise a conquistare il diritto di guidare erano finiti sui giornali e sui siti di tutto il mondo.

La donna, diventata simbolo della rivolta contro i troppi divieti imposti in nome di un Islam ultraconservatore, era stata ribattezzata la ‘Rosa Parks’ saudita, in ricordo della famosa signora nera che, rifiutandosi di cedere il posto a un bianco, diede il via alla battaglia per l’uguaglianza razziale negli Stati Uniti negli anni cinquanta.

Manal, 32 anni, divorziata e con un figlio, lavora come esperta informatica presso la Saudi Aramco. All’interno del grande stabilimento della compagnia petrolifera, le donne possono guidare, ma non possono uscire fuori, cosa che invece Manal faceva per portare suo figlio a scuola. Su YouTube aveva spiegato che non poteva comportarsi diversamente, in quanto non aveva soldi per assumere un autista.

Durante la sua prigionia, oltre tremila sauditi hanno firmato una petizione per chiedere al re la sua liberazione e una decisione chiara sul diritto alla guida per le donne.

Sulla pagina di Facebook di Manal, sono arrivati circa 25 mila messaggi di appoggio e di solidarietà. Sul fronte opposto però, gli ultraconservatori sauditi hanno lanciato una campagna contro il 17 giugno, invitando gli uomini a scendere per le strade e a picchiare le donne che osassero guidare un’auto.

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