ARABIA SAUDITA – Un cittadino sudanese di 44 anni, Abdul Hamid Bin Hussain Bin Moustafa al-Fakki, è stato condannato a morte, decapitato, perchè accusato di essere uno stregone. L’esecuzione si è svolta in un parcheggio pubblico, davanti a numerosi testimoni, i quali hanno ripreso la scena con telefoni cellulari.
L’uomo, immigrato in Arabia Saudita dal Corno d’Africa, è stato arrestato dalla polizia religiosa nel 2005 con l’accusa di stregoneria: avrebbe creato delle pozioni magiche grazie alle quali avrebbe aiutato coppie separate a riconciliarsi. Dopo il suo arresto si è saputo poco sia delle condizioni di detenzione sia sullo svolgimento del processo. Unica cosa sicura, l’imputato non ha avuto diritto a nessuna difesa. Inevitabile la condanna a morte, decisa il 27 marzo 2007 ed eseguita lunedi 31 ottobre, con il metodo principale di messa a morte dell’Arabia Saudita.
Secondo Amnesty International, che si è battuta fin dall’arresto a difesa di Al Fakki, il tutto sarebbe dovuto a una trappola orchestrata dal Ministero per la Promozione delle Virtù e la repressione del Vizio, organismo molto potente in Arabia Saudita. Un funzionario di questo ministero si sarebbe rivolto ad Al Fakki per ottenere un incantesimo che riconciliasse suo padre, che avrebbe lasciato così la sua seconda moglie, con la madre. Il saudita avrebbe accettato dietro compenso di 6000 ryals sauditi, pari a 1600 dollari. L’uomo venne arrestato da agenti del ministero dopo che consegnò al suo “cliente” nove foglietti sui quali erano scritte formule per la riconciliazione, trovando addosso al saudita le banconote marchiate dallo stesso Ministero, come prova del reato.
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