Argentina, morto Videla: ex dittatore tra strage desaparecidos e furto bimbi

Argentina, morto Videla: ex dittatore tra strage desaparecidos e furto bimbi
Argentina, morto Videla: ex dittatore tra strage desaparecidos e furto bimbi (Foto LaPresse)

BUENOS AIRES – Jorge Rafael Videla, ex dittatore argentino responsabile della tragedia dei desaparecidos e del furto di bambini, è morto il 17 maggio a 87 anni . Videla fu condannato per crimini contro l’umanità, macchiando le sue mani del sangue di 50mila argentini. Lui, dittatore dal 1976 al 1981, non è morto da uomo libero. E’ morto nel carcere di Marcos Paz, fuori Buenos Aires, mentre scontava la pena per i suoi genocidi.

Videla, che ha rivendicato quasi con orgoglio gli omicidi compiuti e ordinati, continuò a professarsi fedele in Dio, nonostante i suoi trascorsi con la Chiesa. Proprio Papa Francesco, investito da polemiche per rapporti con il regime dopo la sua elezione in Vaticano,  in realtà testimoniò contro Videla per il rapimento di due frati gesuiti.

MORTO IN  CARCERE – A dare la notizia della morte non sono stati i familiari di Videla, ma la moglie di un militare, Cecilia Pando, la quale ha raccontato che l’ex generale aveva avuto un malore la sera del 16 maggio e per questo non aveva voluto mangiare: ‘E’ morto Videla nel carcere di Marcos Paz’, ha scritto su Twitter la donna, nota per difendere non solo l’autore del golpe del ’76, ma anche diversi militari.

Poco dopo, le autorità carcerarie hanno confermato che Videla “è morto alle 8.25” nella sua cella del carcere di Marcos Paz, dove era rinchiuso nel padiglione dei condannati per crimini contro l’umanità, in compagnia cioè di altri 25 militari ‘represores’, colpevoli di torture e di casi di desaparecidos.

LA FINALE DEI MONDIALI – Nella finale dei mondiali di calcio del 1978, nello stadio del River Plate, al fischio che decretò il trionfo della nazionale argentina, il generale Videla alzò le braccia in segno di giubilo. Un’istantanea agghiacciante lo ritrae così, mentre a pochi isolati, nella famigerata Scuola di meccanica della marina (Esma), centinaia di ‘desaparecidos’ torturati languivano in cella, in attesa di essere gettati vivi da un aereo nelle acque del Rio de la Plata.

OPERAZIONE CONDOR – Ogni mercoledì i dissidenti politici prigionieri, bendati e legati, erano imbarcati su aerei cargo a Buenos Aires e gettati in mare: vennero ammazzati cosi’ in 789. Era l’ ‘Operazione Condor’, l’internazionale del terrore nella quale era coinvolta anche la Cia e che venne attuata più o meno in simultanea anche in Cile, Bolivia, Brasile, Peru’, Uruguay e Paraguay.

VITTIME DEL REGIME E  FURTO DEI BAMBINI –  Sindacalisti, dissidenti, guerriglieri, studenti, politici, non si e’ salvato nessuno: 9.000 ufficialmente, 30.000 secondo le organizzazioni per i diritti umani. E, accanto ad essa, quella dei loro figli.       Centinaia di bambini venuti alla luce da madri detenute e torturate, dati in adozione – nell’arbitrio piu’ totale – alle famiglie di militari che, in molti casi, erano i responsabili diretti di sevizie e omicidi di quei genitori rimasti senza nome e senza esequie .

Le madri e le nonne delle due sventurate generazioni si ritrovano da decenni ogni giovedi’, nalla Plaza de Mayo, per ricordare i morti e testimoniare la ricerca di figli e nipoti.  Ma Videla, durante il processo del dicembre 2012 che lo ha condannato ad altri 50 anni di carcere, ha descritto l’orrore dei bambini rubati a modo suo: ”Le madri erano militanti attive nella macchina del terrore e molte hanno usato i loro figli non nati come scudi umani”. Un autoritratto che parla da solo.

VIDELA E LA CHIESA – Alcuni siti web hanno invece pubblicato fotografie dell’ex dittatore che lo mostrano in cella seduto sul suo letto, con alle spalle un grande crocifisso. Videla recitava infatti il rosario tutti i pomeriggi e andava regolarmente a messa: “Credo che Dio non mi abbia mai abbandonato”, affermò qualche mese fa in un’intervista al giornalista Ceferino Reato.

Sui rapporti all’epoca tra i militari e la Chiesa, tema spesso al centro di polemiche, riemerse in occasione dell’elezione di Papa Bergoglio, si è riferita tra gli altri la leader delle nonne di Plaza de Mayo, Estela de Carlotto: “Non si era mai pentito e rivendicava i suoi delitti”, ha accusato, accennando inoltre al fatto che la Chiesa ha ”in parte accompagnato” quanto fatto da Videla, che ”ora starà rispondendo in altre sedi dei suoi delitti”.

Molte delle dichiarazioni di queste ore sottolineano che l’ex dittatore non è morto a casa sua, in libertà, ma in un carcere senza godere di alcuna impunità. A ricordarlo sono soprattutto i familiari delle vittime, ma anche il governo della presidente Cristina Fernandez de Kirchner, la leader di un peronismo che ha avuto proprio nei militari, e per tanti anni, il principale nemico storico.

E’ una delle pagine piu’ nere del regime di Videla, condannato per crimini contro l’umanita’ dei quali non si e’ mai pentito e che, anzi, ha rivendicato nel corso dei suoi processi.   Dopo il golpe del 1976 contro il governo di Isabelita Peron inizio’ nel Paese latinoamericano la tragedia dei ‘desparecidos’.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie