Aria condizionata: il flusso azzera il metro di distanza. Quel ristorante cinese…

ROMA – L’aria condizionata annulla il metro.

E’ il risultato di uno studio cinese su un caso di contagio all’interno di un ristorante, dove un paziente asintomatico ha contagiato clienti seduti ben più lontano del metro considerato distanza di sicurezza.

E questo perché erano seduti “sottovento” rispetto al soggetto infetto, e il vento era quello creato, appunto, dall’aria condizionata.

L’episodio è stato descritto in uno studio compiuto da ricercatori cinesi, che verrà pubblicato nel numero di luglio della rivista Emerging Infectious Diseases.

A raccontarlo, sottolineandone i limiti, è il New York Times.

Era gennaio, il 24, quando in un ristorante della megalopoli cinese di Guangzhou si è presentata a cena una famiglia – denominata “A” – arrivata da Wuahn a Guanzohou: il governo non aveva ancora imposto il blocco alla città focolaio.

La famiglia in questione era infetta, ma inconsapevole: nessuno ancora aveva accusato sintomi e solo più tardi, una di loro, una donna di 63 anni, avrebbe iniziato a manifestare febbre e tosse.

Nelle due settimane successive, altri nove clienti di quello stesso ristorante sarebbero poi risultati positivi: non solo i restanti membri della famiglia “A”, ma anche altri 5 commensali.

Quel giorno però, sullo stesso piano del locale che ne conta cinque, erano presenti altri 73 clienti, alcuni seduti più vicini di quelli che sarebbero risultati contagiati rispetto alla famiglia “A”, e nessuno di loro si è ammalato, così come gli otto camerieri che stavano svolgendo il turno nella sala.

Quindi, in questo caso, non sarebbe stata la distanza a fare la differenza.

Elemento comune ai contagiati invece si è visto essere la “linea d’aria”.

Tutti erano cioè seduti nella direzione in cui soffiava l’aria emessa dal condizionatore vicino alla famiglia “A”.

“Il fattore chiave per l’infezione è stata la direzione del flusso d’aria”, scrivono gli autori dello studio, “le goccioline respiratorie più grandi (> 5 μm), infatti, rimangono nell’aria solo per un breve periodo e viaggiano solo per brevi distanze, generalmente <1 m.

Le distanze tra il paziente A1 e le persone agli altri tavoli, in particolare quelle al tavolo C, erano tutte> 1 m.

Tuttavia, un forte flusso d’aria dal condizionatore d’aria potrebbe aver propagato le goccioline dal tavolo C al tavolo A, quindi al B e di nuovo al C ( come in figura ).

Piccole gocce aerosolizzate (<5 μm) cariche di virus possono rimanere nell’aria e percorrere lunghe distanze, gli aerosol tenderebbero a seguire il flusso d’aria e le concentrazioni inferiori di aerosol a distanze maggiori potrebbero essere state insufficienti a causare infezione in altre parti del ristorante”.

In pratica è come se il condizionatore avesse “soffiato” il virus, o meglio le goccioline cariche di virus, spingendolo oltre il metro che di solito è il suo limite d’azione.

Un problema non da poco e da tenere in conto in vista delle prossime riaperture. Se questa dinamica fosse confermato l’utilizzo dell’aria condizionata nei locali, e la posizione dei tavoli rispetto a questa, andrebbero riviste e ripensate alla luce di questa novità.

Lo studio sul campo ha però dei limiti.

I ricercatori, ad esempio, non hanno eseguito esperimenti per simulare la trasmissione aerea.

Tuttavia, scrive il New York Times, “l’analisi serve per capire quali siano le sfide che i ristoranti dovranno affrontare quando tenteranno di riaprire.

I sistemi di ventilazione possono creare schemi complessi di flusso d’aria e mantenere le particelle aerosol virali sospese più a lungo, quindi la distanza minima potrebbe non essere sufficiente per salvaguardare gli avventori”.

Gestione cookie