BOSTON – “I corridori hanno finito la maratona ed ora non hanno più le gambe. Ci sono così tante persone senza gambe. E così tanto sangue”. L’orrore dell‘attentato alla maratona di Boston, che conta tre vittime e oltre 100 feriti, viene descritto da Roupen Bastajian al New York Times. “Sangue ovunque è frammenti. E’ orribile”, continua Bastajian, ex soldato dei marine di 35 anni.
Nei racconti dei sopravvissuti si nasconde l’orrore. Il sangue, i corpi mutilati, le assordanti esplosioni e la paura nell’aria. “Mettevamo lacci emostatici”, continua a raccontare Bastajian, “io ne ho messi almeno 5 o 6”.
Deirdre Hatfiels, 27 anni, era a pochi passi dall’arrivo al momento dell’esplosione: “Ho visto i corpi atterrare vicino a me ed ho pensato: sto bruciando anche io? Forse stavo bruciando e non lo sentivo. Se dovessi esplodere vorrei non sentire nulla”.
“C’era sangue sparso per la strada e sui marciapiedi”, ricostruisce Bruce Mendelsohn, 44 anni, veterano della marina americana. Prima le due forti esplosioni, racconta, poi il sangue e quelle persone ferite alle gambe.
“Avrei potuto esserci io lì”, dice Melissa Fryback, 42 anni, che aveva festeggiato il suo nuovo record di 3 ore e 44 minuti per percorrere i 42 chilometri di maratona. Un record che le ha salvato la vita: se avesse fatto il suo solito tempo, si sarebbe ritrovata all’arrivo al momento dell’esplosione fatale.
Essere veloce ha salvato Melissa, ma andare lentamente ha salvato Jeff Costantine, 46 anni. Jeff era ad appena 1 miglio dall’arrivo. Il 15 aprile Jeff non aveva accelerato la sua corsa, e la sua famiglia deve ringraziare il traffico che gli ha impedito di essere puntuale all’arrivo: “Non sarei qui ora”. Non tutti possono ringraziare il fato come Melissa e Jeff.