ROMA – “Entro novembre il Papa morirà“: la direzione del Fatto Quotidiano ha scelto il talk-show (guarda il video) di Michele Santoro per annunciare l’incredibile, nel senso di clamoroso, scoop di una delle sue firme di punta Marco Lillo. Il quale ha mostrato un documento strettamente confidenziale di cui è venuto in possesso, durante la trasmissione in un intervento probabilmente registrato, visto che dallo studio di Servizio Pubblico, presenti Enrico Mentana e Paolo Mieli, nessuno ha potuto interloquire con lui, magari chiedendo qualche delucidazione in merito. Solo Marco Travaglio ha assicurato che il Fatto ha svolto tutte le verifiche del caso.
“Mordkomplotts”, complotto di morte, si legge nella lettera scritta in tedesco, cui fa riferimento Lillo, del cardinale colombiano Dario Castrillon Hoyos, consegnata direttamente alla segreteria di Stato e al segretario del Papa. Nell’appunto Hoyos riferisce di alcune affermazioni attribuite al cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, durante un suo viaggio in Cina nel novembre scorso. Durante alcuni colloqui con uomini d’affari italiani a Pechino e altri interlocutori cinesi Romeo, secondo la ricostruzione di Hoyos, avrebbe parlato apertamente della possibilità, data per sicura, che entro dodici mesi il Pontefice sarebbe morto.
Un attentato? La genericità delle affermazioni sembra indirizzarsi verso questa eventualità. Nel documento Hoyos riferisce anche di alcuni commenti piuttosto perentori di Romeo sui contrasti ai più alti livelli: in particolare sarebbero molto conflittuali i rapporti tra Ratzinger e e il segretario di Stato Tarcisio Bertone. Contrasti che si allungherebbero fino ai giochi sulle candidature per la successione a Ratzinger sul soglio pontificio, con l’attuale Papa che avrebbe già deciso di promuovere e caldeggiare la candidatura del cardinale Angelo Scola, in funzione anti-Bertone.
Ce ne è abbastanza per un fuilletton alla Dan Brown: intrighi, minacce, attentati. Tutti futuribili: la Santa Sede ha già definito il contenuto dello scoop “farneticazioni che non vanno prese in alcun modo sul serio. Siamo alla follia”. E’ il cardinale colombiano Hoyos, la figura centrale di questa vicenda, più del Romeo del quale si riportano affermazioni ascoltate non si sa da chi, non si sa in quale contesto. Le lettere non sembrano essere il suo forte. Lo stesso padre Lombardi che ha definito una follia le rivelazioni del Fatto, si era dovuto incaricare, nel 2010, di sconfessare pubblicamente il card. Hoyos che incautamente scrisse una lettera a un vescovo complimentandosi con lui per non aver denunciato alle autorità civili un suo sacerdote condannato nell’ottobre del 2000 per abusi sessuali su minori compiuti tra il 1989 e il 1996.
“Lei ha agito bene, mi rallegro di avere un confratello nell’episcopato che, agli occhi della storia e di tutti gli altri vescovi del mondo, avrà preferito la prigione piuttosto che denunciare un prete della sua diocesi”, questo scriveva l’allora prefetto della congregazione per il clero. Che continuava: “Questa congregazione, per incoraggiare i fratelli nell’episcopato in una materia così delicata, trasmetterà copia di questa missiva a tutti i fratelli vescovi”. Era il 2001, la gestione delle pubbliche relazioni non appare come il talento migliore del card. Hoyos: Ratzinger, prefetto al tempo della Congregazione per la dottrina della fede, avocò a sé e al suo ufficio tutto ciò che riguardava gli scandali di abusi sessuali.
Una bufala colossale? Probabilmente i documenti sono veri, ma magari sono stati lanciati in pasto al pubblico perché un po’ di polpa, esaurito lo choc dell’attentato alla vita del simbolo della cristianità, girasse tra gli interessati al gossip e alle manovre di Palazzo cui nemmeno Santa Madre Chiesa può dirsi estranea. Non manca lo scontro di personalità, la contrapposizione tra il moderno e disinvolto cardinal Romeo e l’oscurantista vicino ai lefevriani cardinal Hoyos. Resta il fatto che lo scoop è stato abilmente lanciato in seconda serata, senza un vero contraddittorio, riferendo di frasi sentite da Tizio, che ha parlato con Caio a proposito di Sempronio. Marginalmente, anche per attenuare l’impressione artificiale di panico, va ricordato che meno di un’ora più tardi, dopo aver assistito a Giulio Tremonti indossare i panni di Che Guevara supportato dal leader delle Tute Bianche Luca Casarini, il vignettista Vauro ha dedicato una battuta alla vicenda del Papa: si vede Ratzinger che dice “Con tutte queste sottane non posso tokkare palle”. Sacro e profano, diavolo e acqua santa, un bel servizio pubblico. Dalle stanze private delle avventure notturne di un premier ai segreti inconfessabili del Vaticano, c’è sempre una telefonata o una lettera da intercettare.
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