«La pedofilia è un crimine odioso. Verso ciascuna delle persone violate, verso le loro famiglie, provo vergogna e rimorso, specie in quei casi in cui non sono state ascoltate da chi invece avrebbe dovuto tempestivamente intervenire». Lo afferma il presidente della Cei Angelo Bagnasco in una lunga intervista al Sole 24 Ore.
«Benedetto XVI, fatto oggetto di accuse tanto gratuite quanto infamanti, ha intrapreso, non da oggi, una vigorosa opera di pulizia, che comprende ovviamente una leale e corretta cooperazione con la magistratura, ma non può cancellare la sofferenza e il disincanto delle vittime», dichiara il cardinale.
«I casi acclarati di non governo e di sottovalutazione dei fatti, quando non addirittura di copertura – aggiunge – dovranno essere rigorosamente perseguiti dentro e fuori la Chiesa, e dovranno avere come effetto l’allontanamento e il dimissionamento delle persone coinvolte».
Nell’intervista Bagnasco invita la politica a non strumentalizzare la Chiesa. «Trovo sorprendente ogni volta, soprattutto quando ci sono scadenze elettorali, essere strattonato a destra o a manca», dichiara. «È deprimente vedersi dipinti, in base ai temi in gioco, come legati a patti, convenienze, strategie. La Chiesa non potrà mai essere schiacciata su una parte perchè è per definizione di tutti. Ciò non toglie che possa essere contestata dall’una o dall’altra parte per le sue analisi, che hanno sempre delle ricadute sul piano storico».
Il cardinale cita quindi un passaggio della Caritas in veritate: «La Chiesa non pretende minimamente di intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere». In merito al federalismo, «a 150 anni dall’Unità d’Italia, se coniugato fortemente con la solidarietà, può costituire una nuova opportunità per la crescita del Paese», afferma Bagnasco. «Solo insieme, un Nord oggi caratterizzato dalla stabilità e un Sud dalla mobilità, possono aprire nuove strade alla ricostruzione della vita sociale e politica dell’Italia in Europa».
Il presidente della Cei interviene anche sulla crisi economica, «che è anche una crisi culturale e sociale», e sottolinea come «il progresso economico non coincida automaticamente con lo sviluppo umano».