Body scanner in Olanda ma l’aereo resta un target vulnerabile

I servizi segreti di tutto il mondo occidentale, in particolare quelli degli Stati Uniti, hanno paura. Non solo di commettere errori marchiani, come quelli fatti nel caso del fallito attentato al volo Delta Amsterdam-Detroit e sottolineati dallo stesso Obama. I servizi segreti hanno una paura più radicata, che nasce da una consapevolezza: anche senza errori, anche con tutte le misure più “sicure” e restrittive della terra, anche con i mezzi più sofisticati che l’uomo può immaginare, non potrà mai esistere una “sicurezza totale” sui voli aerei.

Si può solo cercare di ridurre al minimo le possibilità di un attentato. Ed ecco che si moltiplicano metal detector  negli aeroporti, ispezioni di ore e soprattutto dispositivi che riescono a vedere anche dentro i nostri stomaci. I cosiddetti body scanner.

Sistemi che, in qualche modo, in nome della sicurezza, insidiano la nostra privacy e la nostra libertà. E, soprattutto, se applicati su larga scala, bloccherebbero di fatto il traffico aereo. I responsabili della sicurezza vivono una sorta di nevrosi della sicurezza aerea, stretti come sono tra la paura degli attentati e la consapevolezza di non poterli evitare al 100%. Quasi una patologia che ormai domina l’epoca in cui viviamo, figlia dell’11 settembre e che si anima di nuove ombre ogni volta che i sistemi di sicurezza si dimostrano, per l’ennesima volta, insufficienti.

L’unica possibilità, ragionando per assurdo, per effettuare un’efficace controllo sui voli aerei sarebbe quello di far partire solo pochissimi aerei al giorno. Ma, appunto è un ragionamento assurdo. Perché l’estrema ricerca della “total security” manderebbe in tilt interi sistemi e andrebbe ad intaccare la libertà di tutti. Forse un effetto anche peggiore di un attentato aereo.

A questo non arriveremo. Ma i primi sintomi della pressione a cui sono sottoposti i servizi segreti già sono arrivati. E i body scanner che l’Olanda monterà all’aeroporto Schiphol di Amsterdam per i voli diretti negli Stati Uniti ne è una testimonianza.

Gli unici che, quasi per assurdo, sono meno preoccupati sono proprio i viaggiatori. Semmai innervositi dalle limitazioni alla privacy e alla libertà imposte da queste nuove misure di sicurezza. Ma in qualche modo sereni. Di quella serenità apparente di chi, nell’epoca segnata dal crollo delle Torri Gemelle, è costretto a convivere con la paura di un attacco aereo quasi imminente. O forse consapevoli che il terrorismo non è nè l’unico nè la peggiore minaccia alla nostra sicurezza.

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