Brexit. Aziende giapponesi pronte a rivedere strategie

Pubblicato il 18 Gennaio 2017 - 13:34 OLTRE 6 MESI FA
Una fabbrica giapponese in Gb

Una fabbrica giapponese in Gb

GIAPPONE, TOKYO – Le aziende giapponesi sono pronte a rivedere le proprie strategie di business dopo il discorso della premier inglese Theresa May sulle modalità di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

Il ministero degli Esteri nipponico ha indicato che in base ai dati di fine 2015 sono più di 1.000 le aziende giapponesi che mantengono il quartier generale nel Regno Unito, e molte di queste considerano il Paese come il principale hub del continente grazie alle politiche accoglienti per le imprese fin qui adottate.

In una conferenza separata il capo di Gabinetto Yoshihide Suga ha detto che il governo di Tokyo continuerà a chiedere alle diplomazie di entrambe le parti di limitare il più possibile gli effetti della decisione sulle aziende del Paese del Sol Levante. Tutti e tre i maggiori costruttori auto, Toyota, Honda e Nissan, hanno degli stabilimenti nel Regno Unito, e quest’ultima, lo scorso ottobre, aveva detto che avrebbe mantenuto la produzione invariata anche in caso di abbandono della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

Tuttavia, l’uscita dal mercato unico potrebbe cambiare il sistema di produzione della terza casa auto nipponica, per via dei dazi doganali a cui sarebbero sottoposte le 600 mila vetture all’anno prodotte nello stabilimento di Sunderland. Una situazione analoga si presenta per il comparto farmaceutico. L’Agenzia europea per i medicinali (Ema), che valuta i farmaci che necessitano di approvazione a livello centralizzato, ha sede a Londra ma secondo gli analisti sarà dislocata dopo la Brexit.

Il capo dell’Associazione medica giapponese, Yoshihiko Hatanaka, ha espresso preoccupazione, ribadendo che una doppia procedura di convalida dei farmaci tra il Regno Unito e la Ue avrebbe ‘un impatto significativo sui mercati’. A preoccupare ulteriormente le autorità diplomatiche giapponesi il venir meno del controllo unico dei passaporti. Secondo alcuni analisti, le difficoltà sulla mobilità dei propri impiegati potrebbero convincere istituzioni finanziarie come Mitsui Sumitomo e Daiwa Securities ad abbandonare la City di Londra per altre sedi europee.