Calo demografico cambierà il mondo. Saremo più nonni che nipoti. Ecco perché servono i migranti

Calo demografico cambierà il mondo. Saremo più nonni che nipoti. Ecco perché servono i migranti
Calo demografico cambierà il mondo. Saremo più nonni che nipoti. Ecco perché servono i migranti

ROMA – Il calo delle nascite è a livello mondiale e senza l’immigrazione i paesi dovranno affrontare l’invecchiamento e la decrescita della popolazione. Saremo sempre più vecchi. Pensate all’Italia. Le aspettative di vita sono tra le più alte del mondo e sono in aumento. Una donna nata in Italia nel 1990 aveva una aspettativa di vita media di 80 anni, una nata nel 2017 si prevede potrà vivere fino a 85 anni. Gli uomini nati nel 1990 avevano una prospettiva di vita di 74 anni, quelli nati nel 2017 hanno un potenziale di 81 anni.

E gli anziani di oggi? Le donne che hanno 65 anni, possono contare su altri 22 anni su questa Terra, meglio delle coetanee del 1990 (solo 19 anni di prospettiva); per gli uomini si parla di un miglioramento ancor più sensibile, da 15 anni di aspettativa nel 1990 a 19 anni di ulteriore vita per chi abbia compiuto 65 anni nel 2017.

Cari giovani mettetevi il cuore in pace, l’eredità si farà attendere, sempre che qualcosa sia rimasto, fra cure mediche, impiastri anti-age e badanti procaci. Il fenomeno è mondiale. Siamo alla alternativa fra decrescita, più o meno felice, e un destino di maggioranza di popolazione con la pelle scura.

Diminuisce il tasso di fertilità, il che significa che in circa la metà dei paesi del mondo non ci saranno nascite che aumenteranno la popolazione e le conseguenze saranno notevoli ci saranno “più nonni che nipoti”. Lo studio, pubblicato su The Lancet, ha seguito le tendenze in in tutti i paesi del mondo dal 1950 al 2017. Nel 1950, nel corso della loro vita le donne avevano una media di 4,7 bambini. Lo scorso anno il tasso di fertilità si è quasi dimezzato e si parla di 2,4 bambini per ogni donna.

Ciò maschera tuttavia un’enorme differenza tra le nazioni: in Niger, Africa Occidentale, il tasso di fertilità è 7.1 ma nell’isola di Cipro le donne attualmente hanno in media un figlio. Ogni volta che il tasso medio di fertilità di un paese scende al di sotto di circa 2,1, le popolazioni finiranno per ridursi e all’inizio dello studio, nel 1950, non esistevano nazioni in questa situazione.

I paesi più sviluppati economicamente, compresi la maggior parte dell’Europa, Stati Uniti, Corea del Sud e Australia hanno tassi di fertilità più bassi. Ciò non significa che la popolazione stia diminuendo, almeno non ancora poiché la dimensione di una popolazione è un mix di tasso di fertilità, tasso di mortalità e migrazione.

Affinché i cambiamenti nel tasso di fertilità possano avere effetto ci vuole fino a una generazione e gli esperti sostengono: “Presto ci sarà un passaggio verso un punto in cui le società saranno alle prese con un calo demografico”. Il calo del tasso di fertilità non è dovuto al numero di spermatozoi o ad altre questioni a cui si pensa quando si tratta di fertilità. Viene invece ristretto a tre fattori chiave:

– Minore mortalità infantile è uguale a una diminuzione di nascite

– Maggiore accesso alla contraccezione

– Un maggior numero di donne nel settore dell’istruzione e nel lavoro

Senza migrazione, i paesi dovranno affrontare l’invecchiamento e la decrescita della popolazione. Il report, parte dell’analisi Global Burden of Diseases, sostiene che i paesi colpiti dovranno prendere in considerazione l’aumento dell’immigrazione, che può creare dei problemi, o introdurre politiche per incoraggiare le donne ad avere più figli, che tuttavia spesso falliscono.

Il prof. Murray, autore del documento, afferma che data l’attuale tendenza “ci saranno pochissimi bambini e molte persone di età superiore ai 65 anni, un fatto con profonde conseguenze sociali ed economiche su una società strutturata con più nonni dei nipoti”. “Il Giappone ne è consapevole, si trova di fronte a popolazioni in decrescita, ma lo sono altrettanto molti paesi occidentali poiché la bassa fertilità è stata compensata con la migrazione”.

Dal 1950 la Cina ha avuto un’enorme crescita della popolazione: è passata da circa mezzo miliardo di abitanti a 1,4 miliardi. Ma attualmente sta affrontando la sfida del tasso di fertilità che nel 2017 si è attestata a solo 1,5 e di recente ha abolito la politica del figlio unico. 

La ragione per cui i paesi sviluppati hanno bisogno di un tasso di fertilità di 2,1 è perché non tutti i bambini sopravvivono fino all’età adulta e i nati hanno sempre più probabilità di essere maschi che femmine. In Cina, il report mostra che per ogni 100 neonate, nascevano 117 maschi, il che “implica un aborto molto selettivo sul sesso e persino la possibilità di infanticidio femminile”.

Per avere un equilibrio demografico è dunque necessario che nascano sempre più bambini.  

Qui il Pdf con le tabelle pubblicate sulla rivista Lancet: https://www.thelancet.com/ pdfs/journals/lancet/PIIS0140- 6736(18)32335-3.pdf
 
 
 
 
 
 

 

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