Qual è la capitale degli hacker? E’ Shaoxing, una città di 4 milioni di abitanti dell’Est della Cina. Una ricerca realizzata dalla compagnia americana Symantec, che ha analizzato 12 miliardi di mail, ha scoperto oltre il 30 per cento della posta infetta è stata spedita dalla Cina, e il 20 per cento dalla sola Shaoxing. Il contro spionaggio Usa ha seguito passo a passo la grande sfida tra Google e il governo di Pechino, uno scontro nato proprio da un potente attacco hacker contro i siti di Google e di altre 20 società americane e durato due mesi e mezzo, che ha portato il colosso di Mountain View all’abbandono del Paese.
I pirati cinesi, spiega la ricerca, inviano una mole gigantesca di mail con virus allegati per riuscire a penetrare i sistemi di sicurezza e accedere ai dati sensibili custoditi all’interno dei computer privati e delle aziende Usa. Symantec ha tracciato i profili dei mittenti delle mail e, dopo essere risalito al loro indirizzo Ip (l’equivalente informatico di un indirizzo stradale, o di un numero telefonico) ha raggiunto il bersaglio. Nel mirino dei pirati, dicono gli esperti, ci sono soprattutto le infrastrutture critiche, cioè i sistemi a rete che consentono la normale vita di Paese, come il trasporto delle persone e delle merci, le telecomunicazioni e la gestione delle emergenze.
Intervistati per un rapporto del Csis (il centro di studi strategici internazionali) commissionato dall’azienda di sicurezza informatica McAfee, il 54% dei 600 dirigenti responsabili della sicurezza di aziende che, a livello mondiale, forniscono e gestiscono infrastrutture critiche di 14 Paesi, ha ammesso di aver già subito attacchi su larga scala o “infiltrazioni occulte” da parte di gang criminali o di terroristi.