Caraibi, ucciso Francesco Ceron: strangolato e torturato, è giallo

Caraibi, ucciso Francesco Ceron: strangolato e torturato, è giallo
Caraibi, ucciso Francesco Ceron: strangolato e torturato, è giallo

BOLOGNA – “Voglio sapere chi ha accoppato mio padre come un cane. Ma voglio anche gli italiani capiscano che la Repubblica Dominicana non è un paradiso, non è un paese dei sogni”. Massimiliano Ceron non ha intenzione di arrendersi e vuole trovare il colpevole dell’omicidio di suo padre Francesco Ceron, 67 anni, ucciso nei Caraibi il 2 giugno scorso dove viveva da qualche anno.

Il 2 giugno, davanti alla sua villetta a Mulata Sosua, nel nord del Paese, è stato aggredito, preso a bastonate in testa, torturato con un coltello e strangolato con un cavo elettrico. L’hanno trovato il giorno dopo nel baule della sua auto, una Suzuki Vitara, abbandonata dai killer perché era esaurita la benzina.

Sul movente, così come sui colpevoli, non ci sono certezze. Il figlio Massimiliano ha dichiarato: “Laggiù quello che prima sembra vero, un momento dopo è tutto falso. Ci sono troppe cose che non tornano”. Ad esempio c’è che il padre, il 15 aprile, aveva sposato in terze nozze una donna del luogo, 36 anni. Il giorno prima, racconta Massimiliano, la vittima aveva scritto un appunto su un diario, trovato poi nella cassaforte della casa: ”Sono caduto in trappola, questa è l’ultima cazzata che farò prima di morire”.

L’atto di matrimonio sembra autentico, ”ma nessuno – dice ancora il figlio – sapeva che aveva sposato questa donna, solo un testimone, un amico che adesso non è raggiungibile. Bisognerebbe capire perché mio padre ha firmato, forse è stato ricattato”. La dominicana sarebbe indagata dalla polizia locale, che vuole capire se è la mandante. Anche se, per quel giorno, avrebbe un alibi.

Una persona risultava essere stata fermata, poco dopo il delitto, perché trovata con una maglietta sporca di sangue. Ne aveva scritto la stampa del posto, ma anche su questo non ci sono sicurezze: ”Da qualche parte ho letto che l’avevano liberato, da altre che il sangue trovato era compatibile con quello di mio padre”.

Informato il 3 giugno, Massimiliano ha sorvolato l’Atlantico e ha raggiunto la Repubblica Dominicana, dove intanto era arrivata l’altra figlia di Ceron, Jasmine, 18 anni, che vive negli Stati Uniti. Una volta atterrati, i due si sono dovuti confrontare con un mondo ”dove la corruzione è la regola: per ogni cosa ci chiedevano soldi. La moglie di mio padre ci ha chiesto denaro per il corpo. Lo prevede la legge che sia lei a disporne, ma siamo disgustati. Pensate che ci ha chiamato una persona, presentandosi come quello che aveva trasportato il cadavere all’obitorio e voleva essere pagato”.

Unico appoggio, dall’ambasciata italiana: ”Voglio ringraziare la funzionaria che ci ha assistito, almeno da questo punto di vista non ci siamo sentiti abbandonati. Anche se non abbiamo ottenuto nulla”. Il padre, infatti, è stato seppellito là. Adesso la famiglia ha incaricato un legale del luogo di seguire le indagini e di tutelare le proprietà.

”Ma la casa è sotto sequestro, non possiamo nemmeno entrare”. In attesa di trovare un varco nella burocrazia, restano i dubbi: ”Mio padre aveva ancora le carte di credito e le chiavi di casa, non può essere stata una rapina”. C’è la pista dell’eredità: ”Sono voci di popolo. Nessuno là si spiega perché abbia sposato questa donna. Il tassista che mi ha accompagnato all’obitorio, quando ha capito che ero il figlio del ‘gringo’, come lo chiamavano, mi ha detto che tutti sanno che c’era di mezzo la ‘mujer”’.

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