ROMA – Sabato 23 marzo, una data da ricordare: due Papi si incontrano. Il Pontefice appena eletto, Jorge Mario Bergoglio, è volato in elicottero a Castelgandolfo per una visita al Papa emerito Joseph Ratzinger. “Un abbraccio bellissimo”, ha commentato padre Federico Lombardi, portavoce della sala stampa vaticana.
All’ordine del giorno il dossier Vatileaks e il riordino della Curia romana. Smentita la notizia data da Loris Capovilla, segretario di Giovanni XXIII, su un memorandum di 300 pagine che Ratzinger avrebbe scritto per il successore.
Dopo l’incontro i due pontefici pranzeranno insieme. Se per il protocollo si tratta di una “visita privata”, il suo valore storico è molto più grande. Anche se la Santa Sede ha già fatto sapere di non voler spettacolarizzare l’immagine senza precedenti.
Sul Corriere della Sera Vittorio Messori ha provato a immaginare il possibile colloquio tra i due pontefici.
Conoscendo la delicatezza dell’uomo Ratzinger, c’è da credere che si asterrà dai consigli, limitandosi semmai a richiamare l’attenzione su questioni restate irrisolte. Si parla di una sorta di promemoria riservato, preparato da Benedetto XVI per chi, dopo di lui, avrebbe portato il pesante fardello di Pietro. Può darsi, ma c’è da supporre che pure in questo caso l’intenzione sia stata informativa e non, come dire?, pedagogica, quasi che il nuovo Pontefice avesse bisogno di essere guidato. Il Papa ora emerito lo ha detto con chiarezza, prima del congedo: sua intenzione è «sparire dalla vista del mondo», continuare a servire la Chiesa con la preghiera e non con una, seppur discreta, collaborazione al governo della Chiesa.
Anche la scelta di Gastal Gandolfo per il proprio “ritiro” denota che Ratzinger vuole restare vicino alla Chiesa.
Il Papa emerito ha fatto capire che anche questa vicinanza fisica alla tomba di Pietro è un segno che non lascia di certo la Chiesa, che continua a lavorare per essa col servizio della preghiera. Problemi di convivenza, ha fatto anche capire, non ve ne saranno, vista la sua vita ritirata. Il problema sembra secondario ma non lo è, come ben sa chi conosce l’ambiente ecclesiale, con le sue sfumature. È chiaro che da parte di papa Francesco vi sarà totale accoglienza, quale che sia la scelta del suo predecessore, ma è probabile che nell’incontro privatissimo di oggi si parlerà anche di questo aspetto inedito in una Chiesa che, in due millenni, credeva di avere tutto sperimentato. Tutto ma non il singolare «condominio», nel chilometro quadrato scarso della Città del Vaticano, di un pontefice emerito e di uno regnante.
I commenti sono chiusi.