Cecenia, arrestato in Italia il presunto fratello di Umarov: Mosca vuole l’estradizione

Pubblicato il 31 Gennaio 2011 - 19:34 OLTRE 6 MESI FA

Doku Umarov

MOSCA – Le autorità russe hanno chiesto all’Italia di fornire tutte le informazioni sull’arresto del ceceno Ruslan Umarov, 35 anni, fratello del sedicente Emiro del Caucaso Doku Umarov, leader della guerriglia del Caucaso del Nord e ricercato numero uno da parte di Mosca. Lo riferisce l’agenzia Interfax citando una fonte di polizia.

L’uomo – secondo quanto riferiva la stampa locale italiana nei giorni scorsi – sarebbe stato fermato su segnalazione dei servizi segreti francesi mentre era a bordo di un treno, alla stazione ferroviaria di Mestre (Venezia). Successivamente sarebbe stato detenuto per alcuni giorni nel Centro di identificazione ed espulsione per immigrati clandestini (Cie) di Gradisca d’Isonzo (Gorizia). Ruslan, secondo quanto riferito ieri dal Piccolo di Trieste, avrebbe chiesto asilo politico in Italia, ma non sarebbe tuttavia stato trasferito al vicino ‘Cara’, che insiste nella medesima struttura isontina, per un presunto pericolo di fuga.

Le autorità russe hanno chiesto all’Italia di fornire tutte le informazioni sull’arresto. Ma oggi si solevano dubbi sulla sua identità. Il quotidiano russo Kommersant solleva dubbi a partire dall’età: 35 anni secondo i media europei, 49 per i russi. Mentre il sito Kavkazcenter, considerato vicino ai ribelli, smentisce invece categoricamente con una lunga e dettagliata ricostruzione che si tratti del fratello di Dokka Umarov, sostenendo tra l’altro che Ruslan non ha 35 anni e non è mai stato in Europa.

Mosca starebbe già preparando una richiesta di estradizione. Ruslan si è detto innocente, vittima della scelta di suo fratello, e avrebbe chiesto asilo politico in Italia motivandolo con la sua paura di essere deportato in Russia. Paura comprensibile, a guardare il destino toccato ai suoi familiari rimasti nella natia Cecenia.

Due dei fratelli del capo ribelle, Isa e Musa, sono stati uccisi in combattimento. Un altro, Waha, sarebbe a Istanbul. Dal 2003 molti parenti, inclusa la sua intera famiglia, sono stati rapiti da ”uomini armati non identificati”, alcuni spariti per sempre.

Dopo la strage di Beslan nel 2004, i consanguinei stretti di Umarov furono rinchiusi per giorni a Khankala, base dell’esercito russo in Cecenia. Nel 2005 a sparire per mano dei famigerati kadirovtsy – le guardie armate del presidente ceceno Ramzan Kadyrov – è la moglie di Umarov, con il figlio di un anno (poi entrambi rilasciati) e il padre Hamad di 72, quest’ultimo mai ritrovato.

Ad agosto Natalia, sorella di Dokka, viene ”presa” a Urus Martan. Sarà liberata solo in seguito alle proteste di strada dei concittadini. Pochi mesi prima uomini mascherati prelevano proprio Ruslan, che denunciò poi torture da parte dell’Fsb durante la detenzione. Fermato probabilmente per far pressione su Doku, come fa notare Kommersant, stranamente però Ruslan riuscì a scappare a Parigi, dove ha anche vinto varie cause contro la Russia alla Corte Ue dei Diritti Umani, ricevendone compensazione. Una pratica, quello di perseguitare, tenere in ostaggio i familiari dei ribelli, ucciderli o bruciarne le case, che purtroppo è diventata la regola nella Cecenia di Ramzan Kadyrov, come ha denunciato gia’ nel 2005 la ong Memorial: anzi, un metodo acchiappa-terroristi, propagandato pubblicamente dallo stesso leader ceceno.

[gmap]