Chi era Francesco Ferdinando d’Austria? Un cacciatore da 274 mila prede…

VIENNA – Franz Ferdinand von Österreich-Este per gli austriaci, Francesco Ferdinando Carlo Luigi Giuseppe d’Austria-Este per gli italiani: il suo assassinio fece collassare la Belle Époque in un incendio di proporzioni mondiali. Ma pochi si sono chiesti chi fosse il personaggio la cui morte ha mandato tutto il mondo in guerra per la prima volta.

Le sue pallottole avevano ucciso 5.000 cervi prima che una pallottola, sparata dallo studente bosniaco Gavrilo Princip, uccidesse lui. Gli perforò la trachea. Mentre un altra trapassava l’addome di sua moglie, Sofia, Duchessa di Hohenberg.

Lo hanno descritto come uno con un carattere difficile, un brontolone, vulcanico, irascibile. La sua passione per la caccia, che lo portò ad ammazzare 274.884 prede, è stata etichettata come il massacro di un macellaio feudale. Ma gli storici rivalutano sua figura, smentendo la leggenda dell’arciduca guerrafondaio. Lo vedeva con simpatia, nonostante ne sottolineasse i difetti, un suo contemporaneo, il giornalista e scrittore Karl Kraus: “Non è una persona che ti fa molti complimenti […] non ha sentimenti per quella regione inesplorata che i viennesi chiamano ‘cuore'”.

Un ritratto a tutto tondo ce lo offrono i suoi diari, pubblicati da poco: oltre 2.000 pagine in cui racconta il suo viaggio intorno al mondo. Durò 10 mesi. Era il 1891. L’arciduca all’epoca aveva 28 anni, era un colonnello e salpò dal porto di Trieste – con un seguito di 400 persone – a bordo della Kaiserin Elisabeth, un incrociatore con destinazione Nordamerica, via India.

Francesco Ferdinando racconta l’emozione del passaggio nello stretto di Aden o la vista dell’Himalaya che lo fa esplodere in uno yodel urlato a pieni polmoni. Arrampicandosi sulla discarica di Calcutta, si lamenta del sistema di sfruttamento delle potenze coloniali dell’Occidente.

La sua più grande delusione fu il selvaggio West. I grizzly girarono alla larga dal suo fucile e i cowboy, molto cavallerescamente, tenevano i piedi sul tavolo senza nessuna riverenza per Sua Altezza. Non gli piacque la devastazione della natura in atto a quelle latitudini. Scrisse di una “spietata guerra che ha portato allo sterminio di alberi vecchi mezzo millennio: cedri e abeti”

Ma l’essere ambientalista di Francesco Ferdinando si fermava alle piante. Con gli animali non aveva pietà. Ancora prima di toccare terra in India, sparava in acqua per uccidere mante e razze. Una volta sbarcato, fece incetta di avvoltoi, elefanti, koala, cicogne, perfino puzzole e uccelli “che non avrei saputo come classificare”. Così racconta la lunga caccia a un varano sull’isola di Ceylon: “Mi sono avvicinato al varano come San Giorgio al drago”.

Trasformò la giungla indiana in un poligono di tiro di lusso. I facchini si spezzavano la schiena per trasportare da un punto all’altro della foresta fitta un villaggio mobile fatto di 87 tende, alcune con stanze da bagno e soffitti d’oro. Quando raggiunge il governatore britannico del Nepal per andare a caccia di tigri ai piedi dell’Himalaya, lo fa con un seguito di 203 elefanti.

Gli animalisti saranno contenti di sapere che il grilletto facile costò all’arciduca danni permanenti ai timpani.

Comments are closed.

Gestione cookie