Chiesta pena di morte per soldato Usa che a Kandahar uccise 16 civili

Robert Bales

JOINT BASE LEWIS-MCCHORD, STATI UNITI -”Il crimine che ha commesso è efferato e spregevole, e mole prove dimostrano che era totalmente cosciente di quello che stava facendo”. Cosi’ il procuratore militare Rob Stelle ha motivato la sua richiesta di un processo davanti alla corte marziale e della pena di morte a carico di Robert Bales, il sergente americano accusato di aver ucciso mesi fa, a Kandahar in Afghanistan, 16 civili, tra cui nove bambini.

L’arringa del titolare del’accusa e’ stata al centro di una delle udienze preliminari alla base di Lewis McChord, nello stato di Washington, al termine delle quali si stabilira’ se mandare il militare davanti alla Corte Marziale. Di parere opposto il legale di Bales, Emma Scanlan: ”Non ci sono ancora elementi sufficienti perche’ del caso si occupi la Corte Marziale. E’ necessario un supplemento di indagini perche’ sono ancora molti i punti da chiarire. In particolare – osserva Scaldlan – non e’ stato ancora dimostrato se Bales fosse lucido o meno. Ci sono alcuni soldati che hanno testimoniato che la notte prima della strage fosse completamente non in se’. Ancora non sappiamo se fosse ubriaco o pieno di steroidi o di tranquillanti”.

Robert Bales, 39 anni, e’ chiamato a rispondere, oltre dei 16 omicidi, di 6 tentati omicidi, assalto aggravato, aver dato fuoco ad alcuni cadaveri e altre gravissime violazioni del codice militare. Tuttora vive a Lake Tapps, nello stato di Washington. Padre di due figli, fu catturato dopo aver sparato all’impazzata, all’alba dell’11 marzo 2012 , all’interno di un villaggio, nella provincia di Kandahar, nell’Afghanistan meridionale. Alla fine dell’eccidio, il bilancio fu di nove bambini e 7 adulti morti.

Il suo caso mesi fa riapri’ in America il dibattito sulle conseguenze psicologiche che subiscono i soldati sugli scenari di guerra: lo stesso Bales era gia’ alla sua quarta missione al fronte, tre in Iraq e una Afghanistan. In passato, proprio in Iraq, era stato ferito alla testa e a un piede. Il suo avvocato civile, John Henry Browne, ha descritto il suo cliente ”un patriota, un padre modello e un marito devoto, che e’ stato traumatizzato dalle ferite in battaglia e che e’ stato mandato a combattere troppe volte”. ”Non mettero’ sotto processo la guerra – ha aggiunto – ma la guerra e’ al centro di questo processo”.

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