Cina, dissidente Ai Weiwei: confermata la multa da 1,7 milioni per evasione

PECHINO, 29 MAR – Ai Weiwei, l'artista e dissidente cinese che l'anno scorso e' stato detenuto per quasi tre mesi, dovra' pagare una multa di circa 1,7 milioni di euro per evasione fiscale. La multa e' stata confermata oggi dalle autorita' fiscali, che hanno respinto il ricorso dell' artista.

''Le cose in Cina funzionano cosi', perche' e' un Paese con un governo a partito unico'', ha dichiarato lo stesso Ai Weiwei, raggiunto telefonicamente dall'ANSA. ''Avevamo chiesto una revisione amministrativa per dar loro modo di correggere l'errore che avevano commesso, ma non l'hanno fatto. Il Partito, l'amministrazione, la polizia, sono un'unica cosa. E' un sistema che non sa correggere i propri errori''. ''Ora non ci rimane che chiedere l'intervento della magistratura, cosa che faremo nei 15 giorni che ci sono concessi dalla legge'', ha aggiunto.

L'artista ha raccontato di aver ricevuto ieri una comunicazione secondo la quale il suo ricorso sarebbe stato esaminato solo in forma ''scritta'', cioe' senza un dibattimento pubblico tra le parti in causa. Oggi, gli e' stata comunicata la sentenza di conferma della multa.

L'anno scorso, Ai Weiwei e' stato detenuto per 81 giorni segretamente dalla polizia, che non ha mai comunicato l'arresto alla famiglia e che lo ha rilasciato senza muovergli alcuna accusa formale. Pochi giorni dopo la sua liberazione, nel giugno scorso, l'accusa di evasione fiscale e' stata mossa contro la societa' Beijing Fake Cultural Developments, la cui rappresentante legale e' la moglie dell' artista. Per presentare il ricorso amministrativo – quello che e' stato respinto oggi – Ai Weiwei ha dovuto depositare 9 milioni di yuan (circa un milione di euro), che ha raccolto con una sottoscrizione lanciata su Internet alla quale hanno preso parte oltre 30mila persone.

Ai Weiwei, 54 anni, e' forse l'artista cinese piu' popolare, in Cina e nel mondo. Le sue opere vengono esposte dalle principali gallerie internazionali e il suo blog su Twitter – che in Cina e' bloccato ma e' accessibile attraverso i software chiamati Vpn – e' seguito da piu' di centomila persone. Sempre esplicito nelle sue critiche al regime autoritario di Pechino, l' artista ha superato il punto di non ritorno con la sua battaglia a favore delle vittime del terremoto del Sichuan del 2008, che causo' la morte di 90mila persone tra cui circa seimila studenti. Alcuni dei genitori delle vittime hanno accusato i costruttori edili ed i loro protettori nel governo di aver costruito le scuole con materiale scadente e senza rispettare le norme di sicurezza. Insieme ad altri attivisti per i diritti umani, Ai Weiwei ha raccolto centinaia di testimonianze di denuncia dei costruttori. Le accuse sono state sempre respinte dal governo del Sichuan, che ha messo sotto processo alcuni degli attivisti che hanno aiutato le famiglie delle vittime ad organizzare le proteste. Uno di loro, Tan Zuoren, e' stato condannato nel 2010 a cinque anni di prigione per ''istigazione alla sovversione''.

Gestione cookie