Una donna cinese che ha provocato la morte della figlia di cinque anni picchiandola per non aver memorizzato una poesia è stata condannata a tre anni di prigione ”sospesi”. Lo scrive oggi il quotidiano Notizie di Pechino, che non spiega la leggerezza della sentenza. Una condanna ”sospesa” comporta che l’imputato rimanga in libertà sotto il controllo della polizia per un periodo stabilito dal tribunale, in questo caso cinque anni. Se al termine del periodo il suo comportamento non risulta buono, il condannato deve scontare la pena.
La donna ha ammesso di aver colpito ”cinque o sei volte” sulla testa la bambina che non riusciva ad imparare a memoria una poesia risalente alla dinastia Tang (618-907 d.c.). La donna è un’operaia immigrata nello Zhejiang da quella del Guizhou, una delle più povere della Cina e ha altri due figli. In tribunale ha sostenuto di essersi resa conto di aver picchiato la figlia con troppa forza e di aver controllato che non avesse contusioni e che non sanguinasse e di essersi tranquillizzata dopo il controllo.
Il giorno seguente la bambina si è sentita male a scuola e, portata all’ospedale è morta poco dopo, aggiunge il quotidiano. Nelle scuole cinesi è una pratica normale quella di forzare i bambini ad esercitare la memoria per metterli in grado di imparare le migliaia di ideogrammi necessari per leggere il cinese.