Quasi 600 persone sono morte a causa di una violenta scossa di terremoto di magnitudo 6,9 sulla scala Richter (7,1 per l’istituto di geofisica cinese) che ha colpito la provincia del Qinghai, nel nord-ovest della Cina. Lo riferisce la televisione di Stato che, parla di 589 vittime e 10.000 feriti.
Il sisma è stato registrato alle 7.49 ora locale, poco prima dell’1 di notte in Italia, ed è stato seguito da tre forti repliche. L’epicentro è stato individuato a circa 380 chilometri a sud-sudest della città di Golmud, a una profondità di 46 chilometri, ha indicato l’Istituto di geofisica americano.
Più dell’85% degli edifici situati vicino all’epicentro, nella zona di Yushu, è crollato, secondo l’agenzia Nuova Cina, che cita un altro responsabile del governo locale. Una scuola professionale si è sgretolata e «molto studenti sono stati sepolti dalle macerie», ha aggiunto. «I feriti sono ovunque nelle vie, molta gente è ricoperta di sangue», ha detto questo responsabile cinese. La zona colpita dal terremoto, non lontana dalla regione autonoma del Tibet, accoglie circa 80.000 persone ed è ad alto rischio sismico: è abitata soprattutto da contadini e nomadi di etnia mongola e tibetana e dispone di importanti riserve di carbone e piombo. Quasi il 90 per cento delle case sono state distrutte o danneggiate dal terremoto a Jiegu, un piccolo centro di centomila abitanti a 30 chilometri dall’ epicentro.
Intanto l’Unità di crisi della Farnesina annuncia che non risultano, al momento, italiani coinvolti nel sisma che ha colpito la provincia cinese del Qinghai.