NEW YORK – La prima, la migliore università del mondo, è il California Insititute of Technology. Subito dietro, sul podio, seguono altri due atenei Usa, l’Università di Harvard e quella di Stanford. Secondo il New York Times, che ha redatto una classifica con tanto di punteggi, l’alta istruzione di qualità è soprattutto roba da Stati Uniti. Tra i primi 13 atenei, infatti, 10 sono statunitensi mentre gli altri tre sono britannici.
E l’Italia? Le cose, secondo il New York Times, non vanno bene. Per trovare un nostro ateneo, infatti, bisogna scorrere la classifica fino alla posizione numero 226 dove c’è Bologna. Poco più giù, in posizione 238 l’ateneo di Milano che precede di una posizione la Bicocca. Seguono Padova in posizione 242 e Trieste in 247.ì Ancora più giù le altre: l’università di Trento è duecentonovantottesima davanti a Ferrara, Modena e Pisa. Ancora più indietro università di nome come il Politecnico di Milano, posizione 332 e La Sapienza di Roma che con il suo trecentotrentacinquesimo posto è il primo ateneo del centro sud.
Proprio nel sud, secondo il New York Times, la situazione è ancora peggiore: l’Università del salento, con la posizione numero 389, sarebbe la peggiore d’Italia. Il dato complessivo preoccupa da due punti di vista: innanzitutto in valore assoluto e poi in relazione ai dati di due anni fa. Tutte le università italiane hanno perso posizioni. Solo per fare qualche esempio La Sapienza era in posizione 205 e Bologna in posizione 174.
Così è l’intero sistema universitario italiano a perdere qualità, soprattutto nei confronti degli atenei di Germania, Belgio, Inghilterra e Svizzera. Quest’ultimo Paese in particolare piazza il suo l’ ETH Swiss Federal Institute of Technology con sede a Zurigo al quindicesimo posto.
La scomparsa degli atenei italiani, in ogni caso, non è purtroppo una novità. Nel 2011 una classifica simile, realizzata da Qs World university ranking 2011 metteva un solo ateneo italiano tra i primi 200. Ancora una volta quello di Bologna. E ancora prima, nel 2009, uno studio del Times Higher Education non inseriva nessuna università italiana tra le prime 100.