ROMA – Papa Benedetto XVI si è dimesso. E come si elegge il nuovo Pontefice? Il Conclave segue tutto un rituale che si divide in più fasi. Innanzitutto il Conclave si chiama così perché i Cardinali che possono eleggere il nuovo Papa sono rinchiusi sotto chiave (cum clave) nella Cappella Sistina. Può essere eletto qualsiasi Vescovo oppure un sacerdote non ancora nominato Vescovo (nel qual caso però deve ricevere anche questa nomina)
Lo scrutinio si divide in tre fasi.
Prima fase
La prima, chiamata pre-scrutinio, comprende: la preparazione e la distribuzione delle schede da parte dei Cerimonieri, i quali ne consegnano almeno due o tre a ciascun Cardinale elettore; l’estrazione a sorte, fra tutti i Cardinali elettori, di tre Scrutatori, di tre incaricati a raccogliere i voti degli infermi, denominati per brevità Infirmarii, e di tre Revisori; tale sorteggio viene fatto pubblicamente dall’ultimo Cardinale Diacono, il quale estrae di seguito i nove nomi di coloro che dovranno svolgere tali mansioni; se nell’estrazione degli Scrutatori, degli Infirmarii e dei Revisori, escono i nomi di Cardinali elettori che, per infermità o altro motivo, sono impediti di svolgere tali mansioni, al loro posto vengano estratti i nomi di altri non impediti. I primi tre estratti fungeranno da Scrutatori, i secondi tre da Infirmarii, gli altri tre da Revisori”.
Per questa fase dello scrutinio la costituzione apostolica “Universi Dominici Gregiss” elenca le seguenti disposizioni: “La scheda deve avere la forma rettangolare, e recare scritte nella metà superiore, possibilmente a stampa, le parole: ‘Eligo in Summum Pontificem’, mentre nella metà inferiore si dovrà lasciare il posto per scrivere il nome dell’eletto; pertanto la scheda è fatta in modo da poter essere piegata in due; la compilazione delle schede deve essere fatta segretamente da ciascun Cardinale elettore, il quale scriverà chiaramente, con grafia quanto più possibile non riconoscibile, il nome di chi elegge, evitando di scrivere più nomi, giacché in tal caso il voto sarebbe nullo e piegando e ripiegando poi la scheda”.
Seconda fase
La seconda fase, detta scrutinio vero e proprio, comprende: “La deposizione delle schede nell’apposita urna; il mescolamento ed il conteggio delle stesse; lo spoglio dei voti”. Ciascun Cardinale elettore, “in ordine di precedenza, dopo aver scritto e piegato la scheda, tenendola sollevata in modo che sia visibile, la porta all’altare, presso il quale stanno gli Scrutatori e sul quale e’ posto un recipiente coperto da un piatto per raccogliere le schede”.
A questo punto, il Cardinale elettore “pronuncia ad alta voce la seguente formula di giuramento: Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”. E “depone, quindi, la scheda nel piatto e con questo la introduce nel recipiente. Eseguito ciò, fa inchino all’altare e torna al suo posto”.
Dopo che tutti i Cardinali elettori avranno deposto la loro scheda nell’urna, “il primo Scrutatore l’agita più volte per mescolare le schede e, subito dopo, l’ultimo Scrutatore procede al conteggio di esse, prendendole in maniera visibile una ad una dall’urna e riponendole in un altro recipiente vuoto, già preparato a tale scopo”. Se il numero delle schede “non corrisponde al numero degli elettori, bisogna bruciarle tutte e procedere subito ad una seconda votazione; se invece corrisponde al numero degli elettori, segue lo spoglio”.
Una volta “concluso lo spoglio delle schede, gli Scrutatori fanno la somma dei voti ottenuti dai vari nomi, e li annotano su un foglio a parte. L’ultimo degli Scrutatori, man mano che legge le schede, le perfora con un ago nel punto in cui si trova la parola Eligo, e le inserisce in un filo, affinché possano essere più sicuramente conservate. Al termine della lettura dei nomi, i capi del filo vengono legati con un nodo, e le schede così vengono poste in un recipiente o ad un lato della mensa”.
Terza fase
Segue quindi la terza ed ultima fase, detta anche post-scrutinio, che comprende: il conteggio dei voti; il loro controllo; il bruciamento delle schede. “Gli Scrutatori fanno la somma di tutti i voti, che ciascuno ha riportato, e se nessuno ha raggiunto i due terzi dei voti in quella votazione, il Papa non è stato eletto”. Se invece risulterà che “uno ha ottenuto i due terzi, si ha l’elezione del Romano Pontefice canonicamente valida“.
In ambedue i casi, “abbia cioè avuto luogo o no l’elezione, i Revisori devono procedere al controllo sia delle schede sia delle annotazioni fatte dagli Scrutatori, per accertare che questi abbiano eseguito esattamente e fedelmente il loro compito”. Subito dopo la revisione, “prima che i Cardinali elettori lascino la Cappella Sistina, tutte le schede siano bruciate dagli Scrutatori, con l’aiuto del Segretario del Collegio e dei Cerimonieri, chiamati nel frattempo dall’ultimo Cardinale Diacono“.
Se però si dovesse procedere “immediatamente ad una seconda votazione, le schede della prima votazione saranno bruciate solo alla fine, insieme con quelle della seconda votazione”. Il documento “ordina a tutti e singoli i Cardinali elettori che, al fine di conservare con maggior sicurezza il segreto, consegnino al Cardinale Camerlengo o ad uno dei tre Cardinali Assistenti gli scritti di qualunque genere, che abbiano presso di sé, relativi all’esito di ciascuno scrutinio, affinché siano bruciati con le schede”.
E si stabilisce, inoltre, che “alla fine dell’elezione il Cardinale Camerlengo di Santa Romana Chiesa stenda una relazione, da approvarsi anche dai tre Cardinali Assistenti, nella quale dichiari l’esito delle votazioni di ciascuna sessione”. Questa relazione “sarà consegnata al Papa e poi sarà conservata nell’apposito archivio, chiusa in una busta sigillata, che non potrà essere aperta da nessuno, se il Sommo Pontefice non l’avrà permesso esplicitamente”.
Confermando le disposizioni di Pio X, Pio XII e Paolo VI, il testo prescrive che “eccettuato il pomeriggio dell’ingresso in Conclave, sia al mattino, sia al pomeriggio, subito dopo una votazione in cui non abbia avuto luogo l’elezione, i Cardinali elettori procedano immediatamente ad una seconda, in cui esprimano nuovamente il loro voto”.
In questo secondo scrutinio “devono essere osservate tutte le modalità del primo, con la differenza che gli elettori non sono tenuti ad emettere un nuovo giuramento, né ad eleggere nuovi Scrutatori, Infirmarii e Revisori, valendo a tale scopo anche per il secondo scrutinio ciò che è stato fatto nel primo, senza alcuna ripetizione”. Le disposizioni circa lo svolgimento delle votazioni devono “essere diligentemente osservate dai Cardinali elettori in tutti gli scrutini, che si dovranno fare ogni giorno, al mattino e nel pomeriggio, dopo la celebrazione delle sacre funzioni o preghiere, stabilite nell”Ordo rituum conclavis'”.
Nel caso che “i Cardinali elettori avessero difficoltà nell’accordarsi sulla persona da eleggere, allora, compiuti per tre giorni senza esito gli scrutini, questi vengono sospesi al massimo per un giorno al fine di avere una pausa di preghiera, di libero colloquio tra i votanti e di una breve esortazione spirituale, fatta dal Cardinale primo dell’Ordine dei Diaconi”.
Quindi riprendono le votazioni “secondo la medesima forma e dopo sette scrutini, se non e’ avvenuta l’elezione, si fa un’altra pausa di preghiera, di colloquio e di esortazione, tenuta dal Cardinale primo dell’Ordine dei Presbiteri”. E si procede poi “ad un’altra eventuale serie di sette scrutini, seguita, se ancora non si è raggiunto l’esito, da una nuova pausa di preghiera, di colloquio e di esortazione, tenuta dal Cardinale primo dell’Ordine dei Vescovi. Quindi riprendono le votazioni secondo la medesima forma, le quali, se non è avvenuta l’elezione, saranno sette”.
Se le votazioni non avranno esito, “i Cardinali elettori saranno invitati dal Camerlengo ad esprimere parere sul modo di procedere, e si procederà secondo quanto la maggioranza assoluta di loro avrà stabilito.
Fumata bianca
All’interno della sala c’è una stufa nella quale vengono bruciati tutti gli appunti e i voti degli elettori. Dalla stufa si alzerà una fumata nera per ogni avvenuta votazione. La fumata sarà bianca solo quando verrà raggiunto il quorum previsto.
Nome
Il segretario del collegio cardinalizio va da colui che ha ricevuto i due terzi dei voti e chiede: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?”. Se quello risponde di sì, il segretario prosegue: “Come vuoi essere chiamato?”. Il candidato risponderà con il nome pontificale, che di solito si esprime in latino. A quel punto il nuovo Papa può annunciare Urbi et Orbi dal balcone di San Pietro la propria avvenuta nomina