La compagna di cella: “A Sakineh fu estorta la confessione, svenne quando capì cosa aveva firmato”

Sakineh Mohammadi Ashtiani

Sakineh ha firmato la confessione che le sta facendo rischiare la vita senza capire cosa stesse facendo: l’atto era infatti scritto in farsi, lingua a lei sconosciuta considerato che la donna non solo è quasi analfabeta ma comprende solo l’azero. A confermarlo è Shahmaz Gholami, compagna di cella in Iran di Sakineh per 99 giorni tra il 2006 ed il 2007, che l’Ansa ha incontrato a margine del ‘Neda Days’, iniziativa sulla discriminazione femminile in Iran organizzata a Pordenone da oppositori al regime di Teheran.

”Appena gli fu riferito cosa avesse firmato”, spiega la Gholami – giornalista, arrestata con l’accusa di essere anti-regime – Sakineh ”è svenuta in cella e per vari giorni si è rifiutata di mangiare e bere”. Sakineh si è sempre proclamata ”innocente e ci ha raccontato di non aver mai tradito il marito. E che costui non è stato ucciso bensì è morto accidentalmente in casa, rimanendo fulminato sotto la doccia”. L’ex compagna di prigionia di Sakineh è stata più di tre mesi nella stessa cella della donna: ”Eravamo circa 200 ragazze ammassate in 4 piccole stanze senza finestra. Ed eravamo divise a seconda delle condanne ricevute: frequentemente – racconta – ci picchiavano e torturavano per costringerci a confessare reati inesistenti”.

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