ROMA – Comunione ai risposati: Papa Francesco avvia un percorso. Nella lunga intervista rilasciata a una settantina di giornalisti da Papa Bergoglio sull’areo che lo riportava in Italia dalla trionfale visita pastorale a Rio de Janeiro, è stata giustamente rilevata la sua grande capacità comunicativa e quel cristianissimo commento all’ennesima domanda su lobby gay, omosessualità ecc….: “Chi sono io per giudicare i gay”? Questa battuta ha occupato i titoli dei giornali.
L’enfasi con cui è stata riportata ha però oscurato, almeno parzialmente, l’importante apertura (informale, pronunciata con familiare semplicità) nei confronti dei divorziati e in particolare verso coloro che si sono risposati e che oggi la disciplina cattolica esclude dal sacramento della Comunione. Ricordano tutti l’episodio dell’ostia all’ex premier Berlusconi, ottenuta forzando un po’ la mano al sacerdote officiante: la platealità dell’evento costrinse tutti ad aggiornare le proprie conoscenze in materia: la comunione ai divorziati è prevista per i divorziati, inibita a chi è convolato a nuove nozze (Berlusconi in effetti non avrebbe potuto essere comunicato).
La chiave del Papa per risolvere la questione, per attenuare il disagio di quanti, pur cattolici, si sentono esclusi dalla comunità ecclesiale solo essersi rifatti una vita in due, è la misericordia:
Credo sia il tempo della misericordia, come aveva intuito Giovanni Paolo II che ha istituito la festa della Divina Misericordia. I divorziati possono fare la comunione, sono i divorziati in seconda unione che non possono. Bisogna guardare al tema nella totalità della pastorale matrimoniale. Apro una parentesi: gli ortodossi ad esempio seguono la teologia dell’economia e permettono una seconda unione. Quando si riunirà il gruppo degli otto cardinali, l’1, 2 e 3 ottobre, tratteremo come andare avanti nella pastorale matrimoniale. Siamo in un cammino per una pastorale matrimoniale più profonda. Il mio predecessore a Buenos Aires, il cardinale Quarracino diceva sempre: per me la metà dei matrimoni sono nulli, perché si sposano senza sapere che è per sempre, perché lo fanno per convenienza sociale, eccetera. Anche il tema della nullità va studiato. (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera, intervista a Papa Francesco)
La misericordia, dunque, guida un processo di riforma, informa le ragioni di un percorso già in itinere. Rispetto alla questione gay, per esempio, il Papa è stato molto chiaro nella distinzione tra peccati e reati: per i primi c’è la confessione che non inchioda il peccatore ai passi falsi commessi. Per questo c’è indulgenza e cristiana accettazione dell’uomo quale peccatore. Per i divorziati che si sono risposati il discorso è diverso, riguarda un problema di amministrazione del culto che non consente deroghe o sanatorie per i risposati. La menzione del cardinale di Buenos Aires indirizza la risoluzione del problema verso un incremento delle possibilità di sciogliere legami precedenti senza pregiudizio sacramentale. Forse vedremo in azione un Tribunale della Sacra Rota molto più aperto e democratico, capace di intercettare con miglior margine di approssimazione lo spirito del tempo.
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