Conclave, nuove norme: per eleggere il Papa servono i due terzi, non “50+1”

Pubblicato il 13 Febbraio 2013 - 17:21| Aggiornato il 24 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Come si elegge il nuovo Papa? Cambiano le regole del Conclave, ma sarà sempre necessaria una maggioranza qualificata di due terzi degli elettori. Il ”motu proprio” di Benedetto XVI del 2007, che reca la data dell’11 giugno di quell’anno, ripristina la norma tradizionale sulla maggioranza richiesta nell’elezione del Pontefice. In base a tale norma, perché il Papa ”possa considerarsi validamente eletto è sempre necessaria la maggioranza dei due terzi dei cardinali presenti in Conclave”.

Secondo le nuove disposizioni, inoltre, dopo la trentatreesima o trentaquattresima votazione, si passerà direttamente, e obbligatoriamente, al ballottaggio fra i due cardinali che avranno ricevuto il maggior numero di voti nell’ultimo scrutinio. Anche in questo caso, però, sarà necessaria una maggioranza dei due terzi. Viene inoltre specificato che i due cardinali rimasti in lizza per l’elezione non potranno partecipare attivamente al voto, avranno quindi solo voce passiva.

Papa Ratzinger, cancellando l’ipotesi della maggioranza semplice della metà più uno degli elettori, è andato così a ritoccare, con un’importante modifica nel regolamento per l’elezione in Conclave del Sommo Pontefice, la Costituzione apostolica ‘Universi Dominici Gregis’ promulgata nel 1996 da Giovanni Paolo II, che stabiliva – al punto 75 – che dopo il 33/o o 34/o scrutinio, qualora gli elettori non avessero trovato un’intesa, si sarebbe potuto procedere anche a votazioni per le quali fosse sufficiente ”la sola maggioranza assoluta”.

Il documento di papa Ratzinger abroga proprio quanto stabilito nel paragrafo 75 della ‘Universi Dominici Gregis’, in cui si stabiliva appunto come ”valida elezione” del Romano Pontefice – qualora ”le votazioni non avranno esito” – quella ottenuta ”o con la maggioranza assoluta dei suffragi o con il votare soltanto sui due nomi, i quali nello scrutinio immediatamente precedente hanno ottenuto la maggior parte dei voti, esigendo anche in questa seconda ipotesi la sola maggioranza assoluta”.

Col suo ”motu proprio”, Benedetto XVI ha fatto salvo quanto sancito dal suo predecessore laddove in termini generali si richiedevano ”per la valida elezione del Romano Pontefice i due terzi dei suffragi, computati sulla totalità degli elettori presenti”. Dopo la promulgazione della Costituzione apostolica wojtyliana, il 22 febbraio 1996, fa notare Benedetto XVI, giunsero a Giovanni Paolo II ”non poche richieste, insigni per autorita”’, di ripristinare la norma precedente dei ”due terzi”.

Di qui la decisione, sancita dal ”motu proprio” promulgato nel 2007, di ”abrogare le norme prescritte nel paragrafo 75 della Costituzione apostolica ‘Universi Dominici Gregis’ di Giovanni Paolo, e di sostituirle con le norme che seguono: se gli scrutini di cui al paragrafo 72, 73 e 74 della Costituzione non hanno esito, si indica un giorno di preghiera, riflessione e dialogo”. Negli scrutini seguenti, prosegue il nuovo documento pontificio, i due cardinali che nel precedente scrutinio abbiano ottenuto la maggioranza dei voti devono fare in modo che ”non si receda dall’esigere che anche in queste votazioni venga richiesta per una valida elezione la maggioranza qualificata dei suffragi dei cardinali presenti”.

Quindi, perché il Papa possa considerarsi validamente eletto, anziché la metà più uno degli elettori, sarà sempre necessaria ”la maggioranza dei due terzi dei cardinali presenti”, prescindendo dal numero delle votazioni e dalla durata del Conclave.

La modifica, in ogni caso, riguarda una situazione che non ricorre più da secoli. Tutti gli ultimi Pontefici, infatti, sono stati eletti ben prima della trentatreesima votazione e con una maggioranza superiore ai due terzi. Di fatto, pero’, Benedetto XVI ha prospettato la via affinché l’elezione del suo successore abbia un mandato consistente e di ampia portata, con la necessità di un accordo largo e senza la possibilità di nominare un Papa attraverso un braccio di ferro tra fronti contrapposti.

Lo stesso portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, aveva commentato che le nuove norme ”servono a garantire il più ampio consenso al nuovo Papa”. Tra l’altro, l’introduzione, seppure in particolari circostanze, della possibilità di eleggere il successore di Pietro con la maggioranza assoluta, contraddiceva una tradizione di secoli per la maggioranza qualificata dei due terzi, che risale addirittura al Concilio Lateranense III celebrato a Roma sotto papa Alessandro III nel 1179.