Congo, tra Kivu Nord e parco dei Virunga. Qua i ribelli hanno attaccato il convoglio su cui viaggiavano Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci. Attanasio, ambasciatore italiano in Congo. Iacovacci, carabiniere, che si occupava della sicurezza del diplomatico.
I ribelli sapevano che non c’era la scorta. Volevano rapirli. Rapire gli “uomini bianchi”. Perché qua l’uomo bianco è la minoranza da estirpare. L’ex conquistatore che va cacciato. O sfruttato per provare a fare un po’ di soldi. Perché i ribelli hanno bisogno di soldi. Le loro azioni militari hanno un costo, la loro guerra perenne esige entrate.
Perché questo territorio interessa così tanto le bande armate? E ne vogliono il controllo? Perché è ricco di coltan. Cioè quella miscela di columbite e tantalite con cui si producono i condensatori di computer e cellulari. Il nuovo oro da controllare.
Congo: il Kivu Nord, terra di sangue dove i ribelli spadroneggiano
Il Kivu Nord, la provincia orientale congolese dove ha trovato la morte l’ambasciatore Luca Attanasio, è una delle zone più insanguinate del Congo. Enorme, povero e al tempo stesso ricchissimo Paese dell’Africa nera, dove spadroneggiano varie milizie. Fra cui una composta dai ribelli ruandesi delle Fdlr, quella sospettata dell’attacco di ieri.
La provincia nota anche per il parco dei Virunga, quello popolato dai gorilla di montagna, è una delle 26 che compongono la Repubblica democratica del Congo (Rdc). Vasto come l’Europa occidentale, il Paese ha avuto milioni di morti per fame e malattie durante i conflitti regionali del 1996-2003.
Congo: le guerre per il coltan, il metallo dei telefonini
E diverse zone orientali sono ancora teatro di stragi ad opera di milizie aizzate anche dalle ricchezze del sottosuolo (il Congo è il leader mondiale nella produzione del coltan, il metallo necessario a telefonini e auto elettriche). Assieme alla persistente corruzione e a passate autocrazie più o meno conclamate, sono questi conflitti locali a contribuire alla miseria del Paese. In cui due terzi degli 80 milioni di abitanti vive con meno di due dollari al giorno.
Secondo solo all’Ituri, e prima del Tanganyika e di quello sud, il Kivu Nord è la provincia dell’est del Congo che nel primo semestre dell’anno scorso ha contato più vittime (541) secondo una rilevazione Onu.
Congo: la mappa dei ribelli del Kivu Nord
I massacri vengono attribuiti a rappresaglie del gruppo di origine ugandese delle Forze democratiche alleate (Afd). E ai ribelli ruandesi sospettati in maniera prevalente per l’uccisione di Attanasio. Si tratta delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr-Foca). Cioè il principale gruppo residuo di ribelli ruandesi di etnia Hutu. Quelli famigerati per il genocidio da circa 800 mila morti, soprattutto tutsi, in Ruanda del 1994.
Parco dei Virunga: i precedenti dei ribelli
Accusate di attaccare civili ed esercito, alle Fdlr viene attribuita l’imboscata nel parco dei Virunga in cui nell’aprile scorso rimasero uccise 17 persone. Tra cui 12 rangers impegnati a salvare i gorilla dal bracconaggio. Ad attaccare nel perimetro del parco, lo stesso in cui è stato ucciso il diplomatico italiano, erano stati una sessantina di ribelli.
Proprio nei Virunga, nel 2018, le Fdlr avevano rapito per un paio di giorni due turisti britannici. La più clamorosa delle azioni “a bassa intensità”, ma con un’alta resa in termini finanziari, in cui dal 2010 hanno riconvertito la loro strategia. L’anno prima erano stati responsabili di una dozzina di attacchi costati la morte a centinaia di persone sempre nel Congo orientale.
Il capo delle Fdlr, Sylvestre Mudacumura, era stato ucciso nel Kivu Nord nel settembre del 2019. E solo la settimana scorsa l’ambasciatore del Ruanda in Rdc, Vincent Karega, aveva sostenuto che la formazione si era indebolita grazie alla collaborazione fra i due Paesi e aveva negato che la milizia fosse fomentata da Kigali.
Le Fdlr “reclamano cose che il Ruanda non può dare. Si tratta di cose legate a conflitti fondiari con le altre etnie congolesi. Dunque sono veramente problemi congo-congolesi che solo mediaticamente vengono chiamati guerra per procura” da parte del Ruanda, aveva detto il diplomatico.