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Congo. Oltre 1.150 donne vengono stuprate ogni giorno

di lgermini |12 Maggio 2011 16:52

DAKAR, SENEGAL – Il Congo è considerato il posto peggiore sulla terra dove possa vivere una donna, e un nuovo studio mostra che lo è ancor più di quanto si pensasse in precedenza: 1.152 donne vengono stuprate ogni giorno, ovvero 48 ogni ora. Un terribile aumento rispetto alle stime di 16 mila stupri annui effettuate dalle Nazioni Unite.

Michelle Hindin, docente alla John Hopkins’ Bloomberg School of Public Health, specializzata in violenza carnale, ha detto il numero degli stupri potrebbe essere ancora più alto perchè lo studio è stato condotto intervistando direttamente le persone, e la gente non è sempre disposta a parlare con stranieri delle violenze subite. In ogni caso, ha detto, i numeri rilevati dallo studio sono ”sbalorditivi”.

Una nazione con 70 milioni di abitanti grande quanto l’Europa Occidentale, il Congo è stato travagliato da guerre per decenni. Le sue enormi foreste sono piene di miliziani armati che usano sistematicamente lo stupro per distruggere comunità avverse. Lo studio, che sarà pubblicato a giugno dall’American Journal of Public Health, ha accertato che oltre 400 mila donne sono state stuprate in congo in 12 mesi tra il 2006 e il 2007.

Da un punto di vista nazionale, su mille donne 29 sono state stuprate. Ciò significa che anche nelle parti del Congo dove non ci sono guerre in atto, una donna corre il rischio di essere stuprata 58 volte più spesso rispetto a quanto accade negli Stati Uniti, dove vengono stuprate 0,5 donne su mille. Gli stupri in Congo avvengono con maggior frequenza nella provincia del Kivu settentrionale, la più colpita dalla guerra, doe 67 donne su mille sono state stuprate almeno una volta.

Margot Wallstrom, la rappresentante speciale dell’Onu per la violenza sessuale nei conflitti, ha dichiarato che ”gli stupri collegati ai combattimenti sono il maggior ostacolo per il raggiungimento della pace nel Congo”, e che ”se non verranno fermati potrebbero distruggere l’intero tessuto sociale del Paese”.

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