ROMA – Sospesi i visti dalla Cina. Controlli anche nei porti. Ma le frontiere resteranno aperte. “Non c’è oggi in Europa e in Italia una condizione tale che possa far ipotizzare una chiusura delle frontiere. Sarebbe una misura veramente assurda”, dice infatti il Commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Angelo Borrelli sottolineando che si sta comunque lavorando per capire come potenziare i controlli su treni e auto in arrivo nel paese. Il tutto mentre torna anche lo spettro dell’aviaria, con migliaia di polli infettati in Cina.
Mentre il contagio da coronavirus tocca un nuovo record, con il numero dei morti arrivato a 259 persone e i contagi accertati saliti quasi a quota 12.000, è la Cina intera che si ritrova messa in quarantena dal resto della comunità internazionale. L’Italia, dopo avere interrotto i voli, ha sospeso anche la concessione dei visti dal Paese asiatico, che è sempre più isolato. Nuovi Stati giorno dopo giorno si aggiungono alla lista di chi chiude le frontiere o interrompe i collegamenti diretti per paura che l’epidemia si diffonda all’estero.
Venerdì, secondo i dati ufficiali resi noti dalla Commissione sanitaria nazionale cinese, è stato il giorno che ha registrato il bollettino più grave dall’inizio dell’emergenza sanitaria: 46 i morti e 2.102 i nuovi casi confermati. Il rischio, ha ammonito il sindaco di Huanggang, città della regione dell’Hubei poco distante dall’epicentro dell’epidemia Wuhan, è che tra domenica e lunedì ci possa essere un significativo aumento dei contagi.
Il numero delle nuove infezioni, seppure con dimensioni e ritmi inferiori, cresce anche fuori dalla Cina. Tra i Paesi più colpiti c’è il vicino Giappone, dove i casi conclamati sono ormai saliti a venti. Negli Stati Uniti i malati sono diventati otto.
Dopo gli Usa, anche l’Australia ha deciso di bloccare per i prossimi 15 giorni l’ingresso nel Paese agli stranieri non residenti in arrivo dalla Cina. Il Vietnam ha sospeso tutti i voli in ingresso e in uscita verso il vicino asiatico. Nei giorni scorsi, altri Paesi tra cui Russia, Giappone, Pakistan e la stessa Italia avevano annunciato analoghe restrizioni ai viaggi o addirittura la chiusura delle frontiere. All’interno della Cina, i viaggi in treno sono calati del 78,5% rispetto a un anno fa.
I blocchi nei trasporti, come effetto collaterale, rischiano di creare ostacoli anche all’azione cinese per contenere la diffusione del virus. Mancano attrezzature e materiale sanitario, in particolare mascherine, tute e guanti. Un’emergenza che ha spinto il premier di Pechino Li Keqiang a telefonare alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per chiederle di aiutare e favorire gli approvvigionamenti di forniture mediche più urgenti dai Paesi dell’Unione.
Torna la paura aviaria.
Ad aggiungere preoccupazione, come se non bastasse, è ritornato anche lo spettro dell’influenza aviaria. Le autorità cinesi hanno annunciato di avere registrato diverse migliaia di casi di virus H5N1 nella provincia dell’Hunan, confinante con quella dell’Hubei. Circa 4.500 i polli infettati, 20.000 quelli abbattuti dopo la conferma del contagio. (Fonte Ansa – Mirror).