PECHINO – Ci vogliono 14 giorni per ammalarsi. Questo, secondo il Piano di prevenzione e controllo messo a punto dalla National Health Commission cinese, è il tempo di incubazione del nuovo coronavirus, ribattezzato dai ricercatori 2019-nCoV. E’ arrivato all’uomo dai serpenti, dice l’analisi genetica completata da cinque scienziati delle università di Pechino e Guangxi. Ma, ironia della sorte, l’unico superlaboratorio in tutta la Cina in grado di maneggiare i virus più pericolosi per l’uomo, si trova proprio a Wuhan, epicentro dell’epidemia.
Per impedire al virus di propagarsi le autorità cinesi hanno già messo in quarantena 3 città. Dopo Wuhan, sono stati bloccati i trasporti anche a Huanggang e a Ezhou, sempre nella regione di Hubei, dove si conta il maggior numero di contagi. Un isolamento di massa del genere si era visto solo in Sierra Leone nel 2014, al culmine dell’epidemia di Ebola. Intanto la conta dei morti è salita a 25, 616 le persone contagiate. E’ stata anche bloccata l’uscita di 7 film. E le città di Pechino e Macao hanno cancellato tutte le festività legate al capodanno cinese.
Mix di coronavirus da pipistrelli e serpenti
Del virus 2019-nCoV, finora, era chiaramente riconoscibile solo la sequenza genetica ereditata dai pipistrelli e identificata fin dall’inizio come appartenente alla famiglia dei coronavirus, la stessa che comprende il virus della Sars, comparso nel 2002, e della Mers, del 2015.
Restava da risolvere il mistero della provenienza dell’altra metà del virus. Le analisi genetiche hanno chiarito che si tratta di un mix del coronavirus trasmesso dai pipistrelli e di uno che arriva dai serpenti. Da questi ultimi sarebbe passato agli esseri umani, adattandosi al nuovo ospite e acquisendo la capacità di trasmettersi da uomo a uomo. Ricombinandosi geneticamente nei serpenti, quindi, il nuovo virus ha fatto il cosiddetto salto di speci’, acquisendo nuovi recettori che gli permettono di legarsi alle cellule del sistema respiratorio.
A Wuhan l’unico superlaboratorio antivirus
La Cina ha varato un piano per avere un sistema di laboratori di alta sicurezza, indicato con la sigla Bsl-4, all’indomani dell’epidemia di Sars nel 2003, durante la quale si erano verificati anche diversi episodi di fuga di virus dai laboratori di Pechino, spiega un recente rapporto del Cdc statunitense.
“Uno degli obiettivi era costruire un laboratorio con il livello di sicurezza più alto, Bsl-4, che rispondesse ai criteri internazionali per la diagnosi, la ricerca e lo sviluppo di vaccini e terapie e la conservazione di agenti fortemente patogeni”. La struttura, gestita dall’Accademia delle Scienze cinese e situata in un quartiere centrale della città, è stata realizzata in collaborazione con esperti francesi, americani e australiani, ed ha ricevuto al certificazione per iniziare le attività a gennaio del 2018.
La classificazione Bsl-4 (la scala va da 1, sicurezza minima, appunto a 4), implica una serie di dotazioni e procedure di sicurezza che impediscono la fuga di materiale biologico. Nel mondo, secondo un censimento pubblicato sul sito dell’Oms, ce ne sono una quarantina, di cui due in Italia, l’ospedale Spallanzani di Roma e il Sacco di Milano.