ROMA – Nel giorno in cui il medico cinese che ha scoperto il coronavirus e ha dato l’allarme è morto proprio dopo il contagio, l’Organizzazione mondiale della Sanità annuncia che per un vaccino servirà tempo.
Li Wenliang, il primo medico a dare l’allarme alla comunità medica, è morto il 6 febbraio per l’infezione provocata dal virus. L’uomo a dicembre aveva notato delle infezioni sospette e aveva provato a dare l’allarme dall’ospedale di Wuhan, in Cina, dove lavorava. Ma le autorità non gli hanno creduto, anzi è stato accusato di diffondere false informazioni.
Morto il medico che scoprì il Coronavirus
Li, oftalmologo di 34 anni, aveva notato a dicembre sette casi di un virus che gli ricordava la Sars all’ospedale di Wuhan dove lavorava. Aveva tentato senza successo di avvertire i colleghi, di condividere l’allarme che quei casi sospetti avevano suscitato, ma le autorità locali gli fecero capire che era il caso di smetterla.
Un mese dopo Li ripropose la sua storia in un post, affidato questa volta da un letto di ospedale dove si trovava ormai ricoverato dopo essere stato contagiato. La sua foto con la maschera dell’ossigeno e il tesserino d’identità mostrato con fatica è diventata virale sui social in mandarino, perché nel frattempo è diventato un eroe: ha sfidato il potere dell’autorità locale per una “nobile causa” a favore della collettività.
La Bbc, di recente, ha dato conto della sua vicenda, quando il 30 dicembre inviò un messaggio in una chat tra colleghi, avvertendoli del pericolo e suggerendo di adottare le protezioni necessarie per evitare il contagio. Si trattava a quel punto però solo di un’intuizione, perché il giovane dottore ignorava di trovarsi davanti a un nuovo coronavirus.
Oms: “Servirà del tempo per vaccino e cure”
Intanto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, ha spiegato durante un briefing del 6 febbraio a Gineva che per trovare un vaccino e sviluppare terapie contro il coronavirus “servirà del tempo”: “Dobbiamo essere guidati dai fatti, non dai rumors”.
Al momento l’epidemia è arrivata a 565 morti e oltre 2900 contagi. Fino a questo momento l’età media dei casi di coronavirus in Cina è tra i 49 e i 56 anni, mentre il contagio nei bambini è molto raro. Il dato, già suggerito da diversi esperti, è confermato da una analisi pubblicata dalla rivista Jama da parte dei ricercatori della Emory University.
Lo studio si basa sui dati resi noti dalle autorità cinesi, e oltre a calcolare l’età media ha stimato in circa un terzo i casi che sfociano in sintomi così gravi da richiedere il ricovero in terapia intensiva. I bassi numeri tra i bambini, commentano diversi esperti al New York Times, non devono però trarre in inganno.
“La mia ipotesi è che i più giovani si infettano, ma che abbiano sintomi lievi – spiega Malik Peiris dell’università di Hong Kong -, e noi al momento non abbiamo dati sui casi non gravi”. Se fosse confermata questa teoria il comportamento del nuovo coronavirus sarebbe simile a quello dei ‘predecessori’ Sars e Mers.
Raina MacIntyre della New South Wales university, ha spiegato: “E’ vero che i bambini possono essere asintomatici o avere infezioni lievi. Per molti versi questo comportamento ricalca quello di Sars e Mers. Nel caso della Mers ad esempio la maggior parte dei bambini infetti non ha mai sviluppato sintomi”. (Fonte ANSA)