WASHINGTON – Obesità e diabete alleati del coronavirus negli Usa. Un americano su due è sovrappeso, incluso il presidente Trump, e per questo il Covid-19 oltreoceano uccide di più e manda in ospedale molti più giovani di quanto non accada altrove. Il tutto in un Paese dove la sanità, e le cure, non sono garantite per tutti.
L’obesità e più in generale lo stato di salute e la dieta degli americani rischiano di essere i migliori alleati del virus che ha messo in quarantena il Pianeta. Quasi due statunitensi su tre sono sovrappeso, compreso l’inquilino della Casa Bianca che più di una volta ha pubblicizzato la sua dieta a base di Diet Coke e hamburger, e questa è una delle famose ‘concause’ che rendono il coronavirus più letale. A lanciare l’allarme sono i medici, ma anche i numeri del contagio, dei ricoveri e delle morti Usa.
Il numero di decessi provocato dal coronavirus negli Stati Uniti ha superato quota 5.000, dice l’ultimo bollettino della Johns Hopkins University. Nel Paese i contagi sono 215.417, i morti 5.116 e le persone guarite 8.566 mentre, nelle ultime 24 ore, è stato registrato un record giornaliero di 884 morti. Lo stato di New York è quello più colpito, seguito dal New Jersey e dalla California, anche se nuovi focolai si hanno in Louisiana e in Michigan.
Ma da uno studio dei Cdc americani è anche emerso un tasso di ricovero più alto del previsto, anche in terapia intensiva, e di pazienti molto più giovani. Tra i ricoverati il 38% ha un’età tra i 20 e i 54 anni. E tra i casi più critici, quelli che richiedono un ricovero in terapia intensiva, il 12% riguarda pazienti di età compresa tra i 20 e i 44 anni e il 36% tra i 45 e i 64 anni. Meno dell’1% dei pazienti ricoverati ha meno di 19 anni. Ed è vero che sino a relativamente pochi giorni fa negli Stati Uniti si festeggiavano compleanni e ci si incontrava in bar e ristoranti come se Covid-19 non li riguardasse.
I giovani, si sa, si credono forti e invulnerabili e protetti dall’infezione. Mentre è possibile che gli anziani, sulla scia di quanto stava succedendo nel resto del mondo, abbiano preso maggiori precauzioni in vista dell’ondata pandemica. Ed è anche vero che gli adulti più giovani sono generalmente più resistenti degli anziani. Ma è altrettanto vero che negli Stati Uniti sono sempre più numerosi i millennials con malattie croniche.
Negli anni hanno conosciuto livelli crescenti di obesità e malattie come il diabete di tipo 2 e pressione alta, nonché un aumento di malattie cardiache e di alcuni tumori. Tutte queste patologie sono fattori di rischio per il coronavirus, come si è visto in numerosi studi, e non si fa distinzione tra giovani e anziani. Ecco perché la pandemia rischia di essere ancor più devastante oltreoceano. Abbiamo imparato a conoscere sin troppo bene termini come ‘multipatologie’ e i tassi di letalità, alti da noi perché più ‘anziani’ di molti altri Paese.
Negli Stati Uniti il mix tra cure non garantite, sottovalutazione iniziale del problema e soprattutto una popolazione grassa, ipertesa e diabetica rischia di rendere il tetto di 100mila morti citato da Donald Trump troppo, troppo basso. E di far contare tra i morti migliaia e migliaia di giovani.