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Coronavirus, zero decessi in Vietnam: allentate le misure di distanziamento sociale

ROMA – Il Vietnam ha allentato le misure di distanziamento sociale: secondo i dati ufficiali, nonostante il lungo e poroso confine con la Cina, la nazione ha registrato solo 268 casi di coronavirus e zero decessi.

Sebbene i casi di COVID-19 siano relativamente bassi e gli esperti avvertano che il ministero della Salute del governo sia la sola fonte delle cifre, aggiungono che ci sono poche ragioni per diffidare.

Il Vietnam è stata una delle prime nazioni a vietare i voli da e verso la Cina continentale e all’inizio di febbraio, quando aveva poco più di una dozzina di casi, i villaggi vicini alla capitale, con 10.000 persone, sono stati messi in quarantena.

E l’individuazione dei contatti è stata anche aggressiva.

Nguyen Trinh Thang, un 72enne residente ad Hanoi ha descritto come insieme a una squadra della comunità fossero stati incaricati di scovare eventuali casi sospetti, supervisionando i quartieri.

“Andiamo in ogni vicolo, bussando a ogni porta”, ha detto Nguyen Trinh Thang ad AFP.

“Seguiamo le linee guida del nostro governo secondo cui combattere la pandemia è come combattere il nemico”. Fondamentale è stato il successo del governo vitnamita nel convincere i cittadini a collaborare, ha affermato Takeshi Kasai, direttore regionale per il Pacifico occidentale dell’OMS.

“Stanno realmente collaborando”, ha detto Kasai e ha aggiunto che pensa sia questo “il motivo per cui sono stati in grado di contenere il numero dei contagi”.

Attualmente ci sono pochissimi voli internazionali in arrivo in Vietnam e dal mese di aprile nel paese c’è stato un parziale lockdown.

Le strade di Hanoi – solitamente invase da motociclette, turisti e venditori – sono state praticamente deserte, salvo chi non ha denaro e fa la fila per prendere un po’ di riso.

Apparentemente i severi controlli hanno funzionato.

Dopo che per cinque giorni consecutivi le autorità sanitarie vietnamite non hanno notificato alcun nuovo caso di contagio da coronavirus il governo ha annunciato che potranno riaprire alcuni negozi e servizi.

Alcuni bar della capitale hanno riaperto, anche se le strade erano abbastanza tranquille.

In Europa e negli Stati Uniti, i governi stanno lottando per far sì che i cittadini rimangano i casa ma c’è chi trasgredisce le restrizioni, ci sono manifestanti americani che rifiutano di rispettare il lockdown.

Al contrario, il Vietnam ha imposto a decine di migliaia di persone la quarantena, compresi i cittadini rientrano nel paese che sostano nei campi in stile militare.

Al ritorno dalla Germania, Vu Thi Nhung e il figlio hanno trascorso due settimane in un campo di Hanoi, dormivano in letti a castello senza materasso.

I tre pasti al giorno venivano lasciati fuori dalle stanze dai soldati.

“Non è come vivere a casa ma dato il Vietnam e la sua attuale situazione economica durante l’epidemia, ha superato le mie aspettative”, ha detto ad AFP.

La vicina Thailandia, che ha segnalato il primo caso al di fuori della Cina a metà gennaio, ha registrato un numero in calo di nuovi casi, e i medici che hanno lodato le restrizioni del governo come ad esempio il coprifuoco notturno.

In Cambogia, il numero dei casi è rimasto invariato a 122 per oltre una settimana, mentre i casi in Laos sono rimasti a 19.

Ma Oupass Putcharoen, capo del Chulalongkorn Hospital’s Emergency Infectious Disease Clinic in Tailandia, sostiene che la cifra potrebbe essere dovuta al “basso tasso di tamponi”.

Finora, la Thailandia ha effettuato oltre 142.000 test COVID-19, la Cambogia circa 9.000 mentre il Vietnam ne ha effettuati oltre 180.000 su 96 milioni di cittadini.

L’esperto del Vietnam Carl Thayer, professore emerito all’University of New South Wales, ha affermato che in Vietnam il numero dei contagi dovrebbe essere considerato con cautela poiché Hanoi può punire chiunque lo contesti.

Ma ha aggiunto che è escluso un insabbiamento poiché “Ci sono molte persone dall’estero, tante che dispongono di un cellulare e che navigano in internet”. (Fonte: Daily Mail)

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