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La corsa degli Apecar sull’Himalaya: vince il team milanese

di Redazione Blitz |2 Settembre 2019 12:26

"The rickshaw Run" sull'Himalaya: vince il team milanese in Apecar

“The rickshaw Run” sull’Himalaya: vince il team milanese in Apecar

ROMA – La corsa più pazza e più alta del mondo l’ha vinta una squadra italiana, un team milanese che, a cavallo di un’Apecar, si è inerpicato sulle vette himalayane per aggiudicarsi “The Rickshaw Run”. Una sfida ad alta quota tra risciò, che è la versione italianizzata di “rickshaw”, cioè dei mezzi a motore solitamente a tre ruote per il trasporto passeggeri. In cui, evidentemente, gli Apecar sono la Ferrari del settore.

La vittoria dei milanesi “Flaneurs”

Ma il team milanese dei “Flaneurs” si è dimostrato supercompetitivo: tre ex bocconiani milanesi, Massimo Sorrenti, Massimiliano De Marco, Lorenzo Perego, più un amico torinese, Marco Candiloro. Tutti sotto i 40 anni, già esperti di gare di questo tipo come il Mongol Rally. Competitivi e generosi (e del resto la corsa ha scopi benefici senza l’ossessione della vittoria). Per dire, i Flaneurs hanno atteso il team tedesco al traguardo.

Il “flaneur”, per come lo raccontava Charles Baudelaire nell’800, è il gentiluomo che si aggira senza mèta nella metropoli, il dandy annoiato ma curioso che vaga per le strade cittadine con lo spirito di un viaggiatore assorto nel nuovo paesaggio. I nostri quattro sperimentano un altro di tipo di flaneurie, recuperando esotismo e avventura minacciati dal turismo di massa.

“Il momento più critico? Un guado a 4mila metri”

“Il viaggio non è stato semplice, forse lo avevamo sottovalutato: faceva molto freddo abbiamo attraversato ben quattro passi di montagna tra i 4.900 e i 5.300 metri”, raccontano i 4 al Corriere della Sera. “Il momento più critico? Quando abbiamo dovuto attraversare un guado a 4 mila metri, ormai verso sera: i Rickshaw sprofondavano nell’acqua, dovevamo sollevarli e portarli mano, immersi fino a metà corpo nell’acqua gelida. Sotto la neve. Siamo riusciti a superarlo grazie all’aiuto degli amici tedeschi e degli abitanti del posto”. (fonte Corriere della Sera)

 

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