E’ l’era dello ‘choc del cibo’: mangiare costerà sempre di più. I grandi rincari di cereali e zucchero

Pubblicato il 28 Gennaio 2011 - 10:50 OLTRE 6 MESI FA

Mangiare costerà sempre di più, siamo nell’epoca dello “choc del cibo”. L’allarme viene dagli esperi Usa e dalla Fao che puntano l’attenzione su due fattori: il fatto che la Casa Bianca ha tagliato le stime sugli approvvigionamenti facendo schizzare i prezzi di frumento e soia alle stelle, e il fatto che la produzione di cereali nel mondo si sta contraendo. A ciò si deve aggiungere il fatto che Paesi in via di sviluppo come Cina e India, la cui alimentazione prima si basava più che altro su riso e verdura, ora consumano molto pane e molta carne. Il risultato? Gli alimenti costeranno sempre di più perché il prezzo delle materie prime aumenterà e la diretta conseguenza ricadrà, ovviamente, sui più deboli con un considerevole aumento della fame nel mondo.

I prodotti alimentari, dice la Fao, sono aumentati di prezzo a dicembre del 4,2% su novembre (a 214,7 punti). Una tendenza al rialzo, iniziata a marzo e che non accenna ad arrestarsi. Colpa dei rincari dello zucchero ma anche di cereali e semi oleosi tornati ai massimi del 2008 secondo l’indice Fao, cresciuto del 32%nella seconda metà del 2010.

Ma perché cresce il prezzo di questi alimenti? Secondo la Fao tutto dipende dalla “imprevedibilità della natura” che potrà anche decidere la situazione futura. I prezzi dei generi alimentari infatti potrebbero ancora salire e di parecchio, se per esempio il clima secco in Argentina, “dovesse diventare siccità e se cominciassimo ad avere problemi con le ghiacciate nell’emisfero settentrionale” che metterebbero in ginocchio i raccolti del grano. Per non parlare delle alluvioni in Pakistan, delle condizioni eccessivamente umide in Canada, negli Stati Uniti e ora in Australia. Poi ci sono le restrizioni all’export dei cereali imposte da grandi produttori come Russia e Ucraina e la debolezza del dollaro, valuta di riferimento degli scambi delle principali materie prime alimentari. E soprattutto dei contratti futures.

Che fare allora? Gli esperti chiedono “una crescita sostenibile della produttività” : dall’incremento dell’estensione delle terre coltivate e della loro resa a un cambiamento degli stili di vita e di consumo.