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Daniel Pearl, giornalista Usa ucciso in Pakistan nel 2002: annullata pena di morte al suo assassino

ROMA – Annullata la pena di morte inflitta ad Ahmed Omar Saeed Sheikh, giudicato colpevole del rapimento e l’omicidio del 38enne giornalista americano Daniel Pearl avvenuto nel 2002: l’Alta corte di Sindh, Pakistan, lo ha condannato a sette anni di prigione che non sconterà poiché è rimasto dietro le sbarre per 18 anni.

Gli altri tre accusati – Fahad Naseem, Sheikh Adil e Salman Saqib – sono stati già liberati.

L’avvocato difensore ha confermato a Reuters, che la pena è stata commutata in sette anni di carcere e al telefono, Khawaja Naveed, ha spiegato che “le accuse di omicidio non sono state dimostrate, per cui la condanna a sette anni è per il rapimento”.

Daniel Pearl, giornalista del Wall Street Journal, viveva in Pakistan e quando era stato rapito dirigeva il South Asia Bureau Chief con sede a Mumbai, in India.

Il 38enne stava indagando sui presunti legami tra il cittadino britannico Richard Reid e Al-Qaeda. Il 23 gennaio 2002, si era preparato a intervistare lo sceicco Mubarak Ali Gilani al ristorante Village di Karachi ma intorno alle 19:00 fu rapito da esponenti di un gruppo militante che si definiva Movimento nazione per la rinascita della sovranità pakistana.

Pearl venne decapitato nove giorni dopo e il corpo smembrato fu ritrovato il 16 maggio. Gli altri tre accusati – Fahad Naseem, Sheikh Adil e Salman Saqib – furono inizialmente condannati all’ergastolo ma attualmente sono stati liberati. Il tribunale, sotto la supervisione del giudice Karim Khan Agha, ha affermato che mentre c’erano prove che Omar avesse rapito Pearl, non c’era nulla che lo collegasse concretamente all’omicidio, secondo quanto riferito da SAMAA.

Fonte: Mirror

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