ROMA – Siamo appena sopravvissuti alla profezia Maya, avevamo appena tirato un sospiro di sollievo svegliandoci il 21 dicembre con ancora un tetto sopra la testa, ed ecco che ora ci si mette Malachia. Perchè le dimissioni del Papa, fatto che non ha precedenti negli ultimi secoli, potrebbero essere il segno infausto, comunque di rottura con la tradizione, che dà ragione a Malachia e alla sua profezia. Inevitabile che ritorni l’interrogativo: ma allora ritorna la fine del mondo?
L’ennesima profezia apocalittica, essendo ormai sopravvissuti ai Maya e a Nostradamus, viene da un misterioso santo, Malachia di Armagh, vissuto nel XII secolo. Si tratta di una lista di 111 (o 112, a seconda delle versioni) brevi frasi in latino indicanti altrettanti pontefici, da alcuni appassionati di studi esoterici ritenute una premonizione della fine del mondo. Secondo alcune interpretazioni di questa lista, Papa Benedetto XVI sarebbe il penultimo, e l’elenco si concluderebbe con un Papa descritto come”Petrus Romanus” il cui pontificato, stando alla profezia, terminerà con la distruzione della città di Roma e, probabilmente, la contemporanea fine del mondo.
Nella lista – che, secondo la tradizione, sarebbe stata redatta o dettata dal santo nel 1139 durante una visita a Roma di Malachia – sono descritti in poche righe i caratteri salienti di tutti i Papi (compresi alcuni antipapi) partendo da Celestino II, eletto nel 1143. Ma in molti, compresa l’ultima edizione dell’Enciclopedia Cattolica, sostengono che la profezia sia un falso del XVI secolo. In realtà le “profezie” sarebbero state redatte dal falsario umbro Alfonso Ceccarelli allo scopo di influenzare i cardinali che prendevano parte al Conclave del 1590.
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