ROMA – Divorziati risposati. Sinodo: “Comunione plausibile”. Rispetto per la “sofferenza”, in particolare di coloro che “hanno subito ingiustamente la separazione e il divorzio”, e “farsi carico in maniera leale e costruttiva delle conseguenze della separazione o del divorzio sui figli”.
Queste le raccomandazioni pastorali della ‘relatio post disceptationem’ del Sinodo, che il card. Peter Erdo sta leggendo davanti al Papa. Riguardo poi alle unioni omosessuali, il testo parla di “sfida educativa” per la Chiesa: “la questione omosessuale ci interpella in una seria riflessione su come elaborare cammini realistici di crescita affettiva e di maturità umana e evangelica integrando la dimensione sessuale”.
La “relatio post”, che sintetizza il dibattito della scorsa settimana nelle Congregazioni (assemblee generali, ndr) e sarà la base per la discussione del lavoro dei gruppi (circuli minores) che prosegue nel pomeriggio, esamina anche alcune delle prospettive circa l’accertamento della “validità del vincolo” nel matrimonio religioso, nella “prospettiva di rendere più accessibili e agili le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità”.
“Diversi Padri sinodali considerano plausibile l’ipotesi di ammettere alla comunione, dopo un cammino penitenziale, persone divorziate e risposate. Tuttavia, solo in situazioni irreversibili, dove ci sia il dolore e il pentimento per gli errori compiuti nel passato. Non c’è ancora una decisione. Siamo in cammino, e questo è lo stile collegiale incoraggiato da Papa Francesco“.
A dirlo monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e segretario speciale per il Sinodo sulla famiglia, in un’intervista a Repubblica. “Quel che emerge dal Sinodo è un atteggiamento di rispetto per le situazioni di divorziati risposati, coppie di fatto e omosessuali. Con un’intenzione comune: quella di manifestare nell’agire della Chiesa la misericordia con cui Dio guarda a ognuno di loro”, osserva Forte.
Sulla comunione ai risposati, “mi sembra che l’atteggiamento fondamentale debba essere di far sentire queste persone, come battezzate e credenti, pienamente parte della Chiesa. Sono favorevole alla ricerca di soluzioni non astratte, ma caso per caso, di accoglienza, e in alcuni casi penso vada valutata la possibilità di ammissione all’eucaristia a condizioni precise”. Tuttavia, evidenzia, ”i lavori non si concludono con delle decisioni ma con delle proposte, su cui starà al Papa discernere”.
C’è una nuova freschezza nella Chiesa? «Il Papa con il suo stile particolare, che si mescola a noi arrivando anche mezz’ora prima, che va a cercare le persone al proprio posto, che viene a prendersi il caffè con noi, che saluta i camerieri, genera un clima nuovo. Certo, la Chiesa è davanti a una grande prova: il confronto con la rivoluzione sessuale è una sfida forse non inferiore a quella lanciata dalla rivoluzione marxista. Partendo dall’autoevidenza dell’eros — l’uomo capisce chi è in riferimento al suo essere situato nella differenza sessuale — dobbiamo paragonarci con visioni dell’uomo assai diverse.
Non basta una risposta intellettuale. Occorre rigenerare dal basso il popolo di Dio, con una nuova educazione all’amore che incominci fin dall’adolescenza e nella consapevolezza che la famiglia è il soggetto della pastorale e non l’oggetto. Le nostre parrocchie, associazioni e movimenti devono essere più dimore che mostrano la bellezza e la bontà del Vangelo, entrano nel necessario dibattito di una società plurale, con franchezza, puntando al massimo riconoscimento possibile». (Cardinale Angelo Scola, intervistato da Paolo Rodari per La Repubblica)