Djokovic e il dialogo col doganiere: “Non sono vaccinato. Ho avuto due volte il Covid”

Mentre prosegue la telenovela Australia sì Australia no per Novak Djokovic in queste ore è stata pubblicata la trascrizione (riportata sul sito della polizia di frontiera) del dialogo avvenuto tra il tennista servo e il doganiere all’arrivo in aeroporto.

Il dialogo in aeroporto

Intervistatore: “Grazie. Posso chiederle quali sono le ragioni del suo arrivo in Australia oggi?”

Djokovic: “Sono un giocatore professionista di tennis e la principale ragione del mio arrivo è la partecipazione all’Australian Open a Melbourne, Victoria”

I: “Grazie. Ora una domanda riguardante la sua vaccinazione. Lei è vaccinato…?”

D: “Non sono vaccinato…”

I: “…per il Covid 19? Non vaccinato?”

D: “Non sono vaccinato”

I: “Grazie. Ha mai avuto il Covid?”

D: “Sì”

I: “Quando?”

D: “L’ho avuto due volte, ho avuto il Covid nel giugno del 2020 e ho avuto il Covid recentemente – sono stato testato positivo – il 16 dicembre 2021”

I: “Grazie. Qual è la data? 16 dicembre?”

D: “16 dicembre 2021. Ho i documenti che possono confermarlo, se vuole posso fornire – appena un…”

I: “Grazie. Faccio una fotocopia di questi documenti…”

D: “Sì, questo è il test molecolare – questo è- sì, poi questo è il test positivo molecolare del 16 dicembre”

Dopo questa conversazione Djokovic è rimasto a lungo trattenuto in un ufficio piantonato da due agenti e poi trasferito al Park Hotel dove tutt’ora è in attesa che si risolva la situazione.

Le parole di Djokovic

” Martedì 4 gennaio – racconta il tennista – sono partito dalla Spagna per arrivare a Melbourne, via Dubai… Il mio dialogo con l’addetto al controllo passaporti è durato solo pochi minuti. Ho capito che l’ufficiale non era soddisfatto dei miei documenti …l’ufficiale mi ha accompagnato in una piccola stanza con un tavolo, due sedie e una videocamera. …mi è stato detto che la conversazione sarebbe stata registrata…il dialogo si è interrotto 6 o 8 volte perché l’ufficiale mi diceva di dover parlare con un suo superiore. Mi è stato chiesto anche di spegnere il mio telefonino e di metterlo nella borsa…Poi mi è stato concesso di andare nel corridoio a riposare su un divano”.

“Diverse ore dopo – prosegue il racconto di Djokovic – mi è stato consegnato un documento con il quale mi veniva annunciata l’intenzione di annullare il mio visto….Non ho firmato quella comunicazione perché ero confuso…non capivo cosa stesse accadendo, non capivo perché stessero annullando il mio visto. Ero contrariato e confuso. Erano le 4 del mattino e avevo bisogno di aiuto. Ho chiesto di parlare con i miei avvocati, mi è stato risposto che non era possibile…”.

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