NEW YORK – Due milioni e mezzo in piazza in tutto il mondo contro Donald Trump, al quale è stato inviato un messaggio chiaro: l’America ”non sei tu”. ”Resisteremo, battendoci”. Da Washington a New York, da Londra a Sydney, da Roma a Berlino, da New Delhi a Cape Town, centinaia di migliaia di manifestanti hanno invaso le strade per dire no al 45/mo presidente degli Stati Uniti. Ognuno lo fa per i suoi motivi. Se negli Usa la protesta è contro colui che non si ritiene essere il proprio presidente e in difesa dei diritti civili, in Europa e nel resto del mondo si manifesta e si esprime preoccupazione per il populismo e il protezionismo di Trump, e i loro effetti anche sulla pace.
A Washington si riversa sulle strade almeno mezzo milione di donne, ed il numero dei partecipanti e’ talmente elevato che gli organizzatori e le forze dell’ordine sono costrette a rivedere il percorso del corteo: impossibile passare davanti alla Casa Bianca. Ma la manifestazione va al di là dei confini della capitale, contagiando tutta l’America con una marea rosa. A New York l’appuntamento è sotto la Trump Tower vicino alle Nazioni Unite, poi l’invasione della Quinta Strada, dove proprio Trump ha abitato fino a pochi giorni fa. Lo slogan è ‘Not my president’, per dire chiaramente che Trump non riflette l’America e i suoi valori. Anzi rischia di spazzarli via.
Trump, è la denuncia delle donne, rischia di incenerire i loro diritti, così come quelli dei gay e dell’ambiente, gettando un’ombra su anni di lotta e di conquiste anche davanti ai saggi della Corta Suprema. A rischio c’e’ il diritto all’aborto e alle nozze fra lo stesso sesso, con la minaccia di Trump di nominare alla Corte Suprema un giudice conservatore. I manifestanti fanno sentire la loro voce, il loro scontento. Con loro, anche se a distanza, c’è Hillary Clinton, la loro paladina, colei che avrebbero voluto vedere alla Casa Bianca e che invece, nonostante la vittoria al voto popolare, è’ stata relegata in tribuna, stoicamente, durante il giuramento di Trump. Le manifestazioni, le piu’ grandi della storia americana contro un presidente che ha appena giurato, sono pacifiche ma preoccupate dall’imprevedibilita’ di un presidente che, i manifestanti, definiscono un ‘dittatore’.
‘‘Sexist, racist and anti-gay, Donald Trump go away” cantano in tutta America le donne anti-Trump. Le prime indicazioni della nuova amministrazione sembrano confermare le loro paure: dal sito della Casa Bianca di Donald Trump sono sparite le sezioni dedicate alla lotta al cambiamento climatico e alla comunità Lgbtq.